È fine febbraio, siamo a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Siamo tra i palazzi del governo in un incontro ufficiale tra i paesi partecipanti e l'Italia viene bacchettata per i notevoli ritardi nella costruzione del gasdotto tap (Trans Adriatic Pipeline), il segmento in terra nostrana del Corridoio Sud del Gas. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda dice subito che da lì a qualche giorno si procederà con l’espianto degli ulivi.

Passano poche settimane e nel Salento, località San Foca e San Basilio a pochi chilometri da Melendugno partono i lavori, non senza scontri tra manifestanti NO TAP, gente accorsa a difendere il territorio ed una manciata di sindaci, tra cui il sindaco di Melendugno Marco Potì, dove egli stesso è stato caricato dalla Polizia di Stato.

I motivi del Sì

C'è chi grida all'autolesionismo in tutto questo. L'opposizione alla Tap è peggio di quella alla Tav sia perché colpisce la Puglia che ha molti più problemi di sviluppo del Piemonte: la Tap apre una linea di rifornimento energetico del tutto nuova. La Tap lunga 870 km di cui 104 sotto il mare Adriatico, che inizia in Grecia a Kipoi, al confine con la Turchia, e attraversa l'Albania arrivando a San Foca nel Salento collega l'Italia con l'Azerbaijan e passa tra Russia e Ucraina, teatri di scontri e di guerre interne proprio dovute al gas.L' Italia attualmente paga il gas il 20% di più che la Germania, perché ha collegamenti meno facili e meno diversificati con i giacimenti di gas delle are circostanti.

Il nuovo hub salentino genererà concorrenza nel nostro mercato del gas e ne favorirà la riduzione di prezzo in particolare nelle aree vicine. Darà respiro e lavoro sia nell'immediato che per i prossimi anni avvenire.Rimane il danno ambientale per l'eradicazione degli ulivi, che certo c'è ma sarà indennizzato e questo indennizzo servirà a reimpiantare nuovi ulivi o nuove piante.

I motivi del No

  • Il TAP si è dimostrato non strategico.

E' un opera vecchia e per l'Italia è meglio investire in nuove fonti energetiche rinnovabili più all'avanguardia, ad impatto ambientale zero.

  • Il TAP sostiene governi autoritari.

Azerbaigian e Turchia sono due paesi che negli ultimi anni hanno visto un’escalation di repressione da parte dello stato verso giornalisti, attivisti, intellettuali, avvocati per la difesa dei diritti umani.

  • È antidemocratico

Il TAP è solo una parte di un gasdotto più lungo, la cui costruzione è stata decisa da governi e compagnie private, senza però consultare i cittadini. Nessuno ha chiesto a chi vive sui territori che verranno attraversati dal TAP e dalle altre componenti del più lungo “Corridoio sud del gas” se fosse o meno opportuno costruire quest’opera, né in Italia né in Azerbaigian

  • È opaco e poco trasparente.

“Costruire il mercato del gas” è un mega affare in cui aziende, fondi di investimento, fondi pensione, ma anche banche e assicurazioni sono pronti a tuffarsi, a patto che tutti i rischi vengano coperti in qualche modo dai governi, dalla Commissione europea, o da istituzioni finanziarie come la Banca europea per gli investimenti.

  • Il gas non c'è, il gasdotto non ci serve.

In Europa di gasdotti ce ne sono in abbondanza. Tuttavia i consumi sono in costante diminuzione