Il presidente Trump dovrebbe firmare a breve la fine della privacy online per milioni di cittadini americani e fruitori del web. È passata infatti, sia al Congresso degli Stati Uniti sia al Senato, un testo che permette ai provider telefonici, come Verizon e Comcast di raccogliere e vendere i dati personali degli utenti senza il loro consenso
Questo è esattamente l'opposto di ciò che avviene da noi in Europa, dove non è possibile vendere dati o soltanto profilare una persona senza il suo espresso consenso.
Dietro questo che, dato che la firma del Presidente Trump appare scontata, sembra essere uno smantellamento di conquiste della precedente amministrazione Obama, vi sono, probabilmente, delle ragioni più prosaiche e veniali.
Infatti come fa notare Guido Sarzana, intervistato al proposito dal Fatto Quotidiano, con questa decisione Trump favorisce le compagnie telefoniche, come Verizon e Comcast, che lo avevano appoggiato in campagna elettorale e apre loro la strada ad un mercato da 83 miliardi di dollari, che finora era dominato, in regime di oligopolio possiamo dire, da Google e da Facebook. I quali, per inciso, si erano schierati contro l'elezione del tycoon alla Casa Bianca.
Ora invece, con questa nuova legge che sta per vedere la luce, sarà possibile conoscere, e quindi vendere al miglior offerente, qualunque tipo di dato, dal numero di Previdenza Sociale alle abitudini alimentari, dai dati sanitari alla cronologia delle visite dei siti, ai video visti su YouTube
E tanti saluti al nostro anonimato
C'è da chiedersi se i deputati e i senatori americani hanno pensato non solo alle conseguenze sui loro concittadini e su loro stessi, per giunta.
Ma se hanno riflettuto approfonditamente sulle conseguenze per milioni, se non miliardi, di utenti che non sono Americani, e abbiano valutato la possibilità di inserire dei contrappesi a questa norma, a detta degli esperti, tutta orientata al business.
Forse, visto che da noi vige ancora la tutela dei dati sensibili su internet, con tanto di diritto all'oblio, è il caso di aprire un dibattito che coinvolga anche le istituzioni, per far si che le ragioni di mercato della superpotenza dominante non prevarichino i sacrosanti diritti dei consumatori. E, a parere di chi scrive, sia fatto tutto il possibile per rafforzare ulteriormente le tutele già esistenti alla nostra privacy.