Si chiama Edoardo Camurri, ha 42 anni, è torinese ma da tempo vive nel cuore di Roma, a Testaccio. Il suo "Viaggio nell'Italia del Giro" è una suggestiva carrellata di aneddoti e personaggi speciali pescati con geniale abilità nei luoghi ricchi di storia attraversati dai ciclisti lungo ogni tappa del Giro d'Italia. Un vero e proprio affresco del lato buono del Belpaese, dipinto con un pizzico di filosofica leggerezza. Non a caso Camurri è stato in passato un filosofo militante. E' stato allievo di Gianni Vattimo e il suo debutto nel mondo del giornalismo non tradì affatto la laurea che aveva in tasca e l'enorme collezione di libri divorati negli anni dei suoi studi universitari.

Platone e l'Elefantino

Dopo aver tempestato di lettere Giuliano Ferrara, riuscì a convincere l'Elefantino a pubblicargli su Il Foglio qualche articolo su Platone e Heghel. Ma non era quella la sua strada. Solo quando passò al Riformista ebbe l'intuizione che tanta cultura poteva essere spesa in un modo più accattivante, e così Camurri si abbandonò ad un modo straordinariamente originale e meno accademico di descrivere la realtà. Proseguì su questo filone con Vanity Fair e con il supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore. Poi venne Radio 3, LA7 e, infine la Rai. Nella tv pubblica ha condotto diversi programmi, tra cui Mi manda Raitre nel 2011.

Il nuovo Gregoretti

Il suo "Viaggio nell'Italia del Giro" è una sorta di versione 2.0 della televisione eccentrica e singolare che ci regalò Ugo Gregoretti alla fine del secolo scorso.

E nell'interagire con i personaggi protagonisti di ogni puntata Camurri mostra lo stesso spontaneo entusiasmo che sessant'anni prima mostrava il suo celebre concittadino Mario Soldati nel pioneristico "Viaggio nella Valle del Po", primo esperimento di tv antropologica della neonata televisione italiana. Appartenente ad una famiglia della buona borghesia torinese, Camurri, parafrasando Guido Piovene, del capoluogo sabaudo ama sottolineare ironicamente: "conservo con tenerezza l'immagine delle vetrine delle antiche cioccolaterie che, tra velluti scuri e cornici dorate, sono arredate come le pompe funebri".

Il suo motto preferito, "Il più son balle", lo ha preso in prestito da Ernesto Rossi, uno dei maggiori promotori del federalismo europeo. Da questi pochi indizi già si intuisce qual é il segreto della sua grande capacità di sublimare un istinto spiccatamente colto e filosofico in un modo di fare tv con elegante semplicità e contagioso buonumore.La trasmissione va in onda tutti i giorni su Rai Due alle ore 18.55, su Rai Storia alle 22.10 e su Rai Sport alle 11. Un racconto coinvolgente dell'altra faccia del Paese, semplice e piena di storie curiose, ma che è ormai in via di estinzione all'interno di un piccolo schermo sempre a caccia di cronaca nera..