La Juve ha compiuto una vera e propria impresa, la cui importanza capiremo forse solo fra qualche anno. Diciamo che parole come quelle di De Rossi, che ha riconosciuto la grandezza di una squadra che "sta facendo la storia del Calcio" non possono che essere apprezzate. Si è parlato di Leggenda: sesto scudetto, mai nessuno come questa Juventus, ma volevamo fare un passo indietro. Andare alla nostalgica ricerca di ricordi.

Che fine hanno fatto gli juventini campioni d'Italia nel 2011-2012?

Degli eroi del primo scudetto contiano, permettetemi il neologismo, solo sette vestono ancora la casacca bianconera.

Ecco che fine hanno fatto tutti gli uomini del risorgimento juventino Campioni d'Italia nel 2011-2012:

Gianluigi Buffon - Capitano dall'addio di Del Piero, non fa altro che sfornare record uno dietro l'altro. Gli manca solo la Coppa dalle grandi orecchie, ma anche se riuscisse ad alzarla quest'anno (aggrappiamoci ad ogni scaramanzia possibile per aiutarlo) ci auguriamo che decida di smettere alla soglia dei cinquant'anni.

Marco Motta - Lui lo scudetto non l'ha vinto quell'anno, a dire il vero non l'ha mai vinto perché anche al suo ritorno in bianconero nel 2014/15 è stato poi ceduto in inverno. Nel 2012 andò in prestito a Catania, ora invece è titolare all'Almeria nella serie b spagnola (LaLiga2) dopo essere rimasto svincolato la prima metà dell'anno.

Giorgio Chiellini - Portaborse di Buffon, lo sostituisce da capitano quando manca e lo salva con le sue chiusure mostruose. Fra una laurea e l'altra trova il tempo di giocare a fare uno dei migliori difensori al mondo, come sostiene il Telegraph (anche se ha un compagno di reparto che la vince, quella classifica).

Martin Caceres - Tornò in bianconero a gennaio 2012.

Lo ricordiamo per la sua doppietta al Milan in Coppa Italia e per la grinta in maglia Juve. Spesso acciaccato, è vero, ma disse una cosa importante quando arrivò: voglio vincere tutto con questa maglia. All'epoca poteva anche stonare come affermazione, ma ora potremmo dire che fu un visionario. Oggi è sotto contratto con il Southampton in Premier League, anche se è sceso in campo solo una volta.

Michele Pazienza - Ogni film ha la sua comparsa e questa arrivò svincolata dal Napoli. Nemmeno lui vinse lo scudetto perché venne ceduto a gennaio 2012 all'Udinese, ma in quella metà stagione collezionò otto presenze. Arrivò alla Juve al culmine della sua carriera, quando valeva circa sei milioni, ora è il mediano del Manfredonia, in Serie D, e ha raggiunto il valore di mercato di un monolocale.

Fabio Grosso - L'uomo simbolo del Mondiale 2006. Mette in fila due presenze da titolare nelle prime quattro gare del 2012, poi però non viene più convocato sino a fine stagione, è campione d'Italia ma diserta la premiazione. Lascia la Juve e il calcio dopo quell'anno. Oggi, come già saprete, è l'allenatore della primavera bianconera, ma a inizio anno era stato in corsa anche per la panchina del Crotone.

Simone Pepe - Forse uno dei calciatori più amati dai tifosi, sicuramente il più simpatico. Quello fu il suo unico vero anno nella Juve dei mostri, prima di una serie di terribili infortuni. Trentuno presenze in campionato nel 2012 e sei reti, fra cui quella in rovesciata contro la Lazio. Sta attualmente terminando la propria carriera al Pescara, con cui dovrebbe iniziare l'anno prossimo l'avventura da club manager.

Claudio Marchisio - Il principino è stato uno dei pilastri (e goleador) di quella Juve del 2012. Probabilmente fu il suo miglior anno, anche sul piano fisico. Oggi si trova nel limbo, trasformato per necessità da mezz'ala a mediano, sempre pronto e capace a fare tutto. Trova sempre meno il campo, ma è fisiologico.

Ancora oggi è un ottimo calciatore.

Vincenzo Iaquinta - Non spaventatevi, nemmeno lui fu campione d'Italia: venne ceduto a gennaio al Cesena. Conte non lo vedeva proprio. Semplicemente scelse di rimanere fuori rosa con la speranza che tutti gli altri attaccanti cadessero in disgrazia, nulla da fare. Si è ritirato mestamente dopo una spiacevole convivenza con la Juve. Oggi non sappiamo per certo cosa faccia, sappiamo solo che è discretamente arrabbiato per il processo per detenzione illegale di armi in cui sono coinvolti lui, suo padre e la 'ndrangheta.

Alessandro Del Piero - Praticamente una fetta di storia della Juve. Se ne è andato quell'anno, lasciando lacrime scavate nel volto di tutti i suoi tifosi.

Se ne è andato perché a casa sua non c'era più posto e ha lasciato da galantuomo. Oggi è opinionista negli studi di Sky.

Paolo De Ceglie - Tifosissimo della Juve, ma onestamente non all'altezza. Comunque un ragazzo molto disponibile che fu importante durante quel 2012: ventuno presenze. Tutt'ora è sotto contratto con i bianconeri, sta anch'egli consumando una triste convivenza con la Juventus.

Alexander Manninger - Ho un bel ricordo del portiere austriaco. Arrivò dopo un'intricata vicenda di mercato e giocò spesso visti gli acciacchi di Buffon, ma nel 2012 fu il terzo portiere alle spalle di Storari. Oggi, alla tenera età di appena quarant'anni, è il terzo portiere del Liverpool di Klopp.

Mirko Vucinic - Fu un colpo intelligentissimo per quello scudetto, un giocatore che piaceva moltissimo a Conte e che arrivò dalla roma per quindici milioni di euro.

Rimase alla Juve fino al 2014, dopodiché approdò all'Al-Jazira di Abu Dhabi, dove gioca tutt'ora.

Andrea Barzagli - Altro eroe non ancora decaduto, la barzaglia cinese è però l'escluso nel passaggio dalla difesa a tre a quella a quattro. A trentasei anni è, ancora, uno degli uomini più importanti della Juventus e della Nazionale.

Eljero Elia - Se avessi a disposizione un velo pietoso lo stenderei qui. Nove milioni di euro all'Amburgo per un giocatore che sembrava dovesse giocarsi la maglia da titolare con Krasic (se avessi a disposizione due veli pietosi...). Incapace di saltare l'uomo, l'unica cosa buona in un anno intero lo fa con l'assist a Marchisio in Coppa Italia. Viene ceduto senza gloria, ma anche senza disonore, ai tedeschi del Werder.

Elia è fresco di primo posto nel campionato olandese: con ventiquattro presenze e nove gol ha dato una considerevole mano al suo Feyenoord in quest'impresa.

Fabio Quagliarella - Siamo venuti a conoscenza quest'anno del motivo per cui Fabio ha lasciato Napoli per la Juve, per una storia di stalking vergognosa. Eppure, nonostante tutte le difficoltà, Quagliarella è sempre stato un professionista. Diciamocelo, gli juventini hanno sempre avuto un debole per lui. La gioia più grande, personalmente, me l'ha regalata con il gol contro il Chelsea, nel 2013. La Juve ha amato Quagliarella, oggi in forza alla Samp.

Leonardo Bonucci - Vi ricordate quella classifica del Telegraph di cui vi ho parlato? Ecco, è lui il vincitore.

Ricordo benissimo quando nel post-partita di Trieste, dopo la vittoria scudetto contro il Cagliari e dopo il suo assist a Vucinic disse:"Sembrava di Pirlo il lancio vero? Invece era Bonucci". Già, era Bonucci. Era Bonucci che iniziava a rivoluzionare il ruolo del difensore centrale.

Luca Toni - Nemmeno lui è campione d'Italia. Lascia la Juve a gennaio dopo metà anno da comparsa (solo una panchina contro il Novara). Oggi è dirigente dell'Hellas Verona, dopo aver scolpito un pezzo di storia anche lì. C'è però un motivo preciso per cui lo cito: lo sapete chi ha segnato il primo gol nello storia dello Juventus Stadium?

Simone Padoin - Fregiato di qualsiasi titolo di superstizione esistente, è sempre stato un onesto soldato di fanteria.

Non sono mai stato particolarmente coinvolto da questa Pado-mania, ma devo dire che l'ho sempre trovato un giocatore corretto e simpatico. Sinceramente però non era da Juve nemmeno all'inizio. Non gioca mai tanto e alla fine trascorre cinque anni da soprammobile. Il tentativo allegriano di trasformarlo in Pirlo fallisce clamorosamente e nell'estate 2016 viene ceduto al Cagliari, con cui tutt'ora gioca.

Andrea Pirlo - Pirlo è sinonimo di arte. Legge traiettorie che altri semplicemente non concepiscono. Legge anche quella che lo porta da Milano a Torino. Ci lasciò con le lacrime di Berlino, commosse tutti noi. Sapeva già che sarebbe andato a New York, dove ora gioca assieme a David Villa e Maxi Moralez.

Arturo Vidal - Il primo anno portava la maglia numero 22, ricordate? Fu anche questo un grandissimo colpo di Marotta, che lo strappò alla concorrenza del Bayern, a cui però volle comunque andare qualche anno dopo. Sinceramente? Non l'ho proprio gradito il suo addio, nel senso che sono proprio arrabbiato con lui. Ma a ognuno fa le sue scelte. Ora è allenato da Carletto Ancelotti a Monaco di Baviera. (La stagione del Bayern si è appena conclusa).

Marco Borriello - Din don, din don... A Cesena ci fu solo un gol, quello di Marco Borriello. Arrivato a gennaio in prestito con diritto di riscatto dalla Roma, trovò due gol e a fine stagione non venne riscattato. Oggi fa compagnia a Padoin in quel di Cagliari.

Emanuele Giaccherini - Altro ragazzo preziosissimo. Venne prelevato dal Cesena e messo a servizio di Conte che se ne innamorò perdutamente. L'allenatore se lo reinventò in tutte le salse, anche in Nazionale. Ricordo il suo gol al Catania, ma anche quello all'Atalanta nel 2012. In azzurro mi rimarrà nel cuore il suo gol al Brasile. Oggi veste la maglia del Napoli, che lo ha accolto dopo l'ottimo Europeo francese.

Stephan Lichtsteiner - Sta vivendo il suo declino in maglia bianconera proprio in questi momenti, scalzato da un Dani Alves all'inizio titubante ma ora fenomenale. Il treno svizzero (molto apprezzato dai tifosi bianconeri) arrivò per 10 milioni di euro dalla Lazio ed è uno degli eroici sei a essere ancora qui.

Milos Krasic - Ce ne eravamo innamorati, ma con Conte è stata una frana. Dopo quell'anno iniziò una crisi di identità che portò a picco la sua carriera. Schierato sette volte e autore di una rete, Krasic venne ceduto a fine anno al Fenerbahce. Oggi, a 32 anni, è un giocatore del Lechia Gdansk (in serie a polacca).

Marcelo Estigarribia - Onestamente non ho un pessimo ricordo di lui, un giocatore sicuramente non al livello della Juve di oggi, ma utile allora. Ricordo i suoi calci di sinistra, piede spacciato per buono, in realtà sembrava tirare sempre dritto per dritto. Il suo unico gol fu quello del 3-3 di Napoli. In Italia vestì anche le maglie di Chievo, Atalanta e Samp. Da mezza stagione al Chiapas (serie a messicana) ha collezionato appena 3 presenze.

Marco Storari - Alcuni lo volevano addirittura vedere titolare con Buffon in panchina, negli anni precedenti allo scudetto. La verità è che Storari era veramente un buon portiere, a cui forse in carriera è sempre mancata un po' di fortuna. Ha scelto di essere il vice alla Juve per tanti anni e il buon ricordo è generale. Ora è al Milan, il suo contratto scade però a giugno.

Alessandro Matri - Quell'anno fu il cannoniere della Juve, a pensarci è un po' strano, vero? 10 gol in 31 partite. Pian piano divenne però una riserva e presto la riserva delle riserve. Andò dunque al Milan, dove fece malissimo. Oggi è al Sassuolo, dove sta per chiudere il campionato con 8 gol.

Frederik Sorensen - Un altro giocatore che era stato ceduto nell'inverno 2012 (al Bologna) e quindi non fu campione d'Italia. Volevo però inserirlo ugualmente per ricordare quel gol di Matri contro l'Inter la stagione prima, con lo stupendo cross del difensore danese. Dal 2015 è un pilastro del Colonia, classificatosi quinto quest'anno.

Luca Marrone - Ebbe certamente un ruolo da giovane in quella Juve, ma non fu esattamente di secondo piano. Di lui ricordo bene l'assist a Giaccherini contro l'Atalanta, ma soprattutto il bellissimo gol al ritorno, nella gara di addio di Del Piero. Per un attimo parve al centro del progetto, con quel nuovo ruolo di vice-Bonucci datogli da Conte, invece questa percezione durò poco. Attualmente è un centrocampista dello Zulte Waregem, squadra della massima categoria belga che quest'anno ha vinto la coppa nazionale.