“Mamme e papà, lavoriamo senza sosta perché i nostri tesori abbiano il meglio. Quello che ci fa rabbia è pagare collaboratrici scorrette che al nostro posto si godono la nostra vita, mentre noi lavoriamo per mantenerla tale”.
Questa la presentazione del gruppo "segreto" (1200 iscritti) di facebook "Nanny Advisor" fondato da Emilia Li Gotti, ingegnere aerospaziale, figlia di Luigi, ex membro MSI e avvocato difensore, tra gli altri, di Tommaso Buscetta. Uno spaccato della roma nord, sempre più spesso sotto i riflettori della cronaca, portato alla luce da Selvaggia Lucarelli sulla sua pagina Facebook e su il Fatto Quotidiano.
Quello che apparentemente (ma neanche poi tanto) potrebbe sembrare un innocente gruppo di mamme che si danno consigli per affrontare la vita di tutti i giorni, nella gestione di casa e lavoro e, di conseguenza, delle loro tate, in realtà nasconde un'agghiacciante spaccato di razzismo e discriminazioni, a discapito di quelle che vengono definite "risorse". Dei veri e propri fogli excel dove sono riportati nome, età, nazionalità delle collaboratrici domestiche e definizioni quasi mai gentili tipo ubriacona, ladra, bugiarda, culona, drogata, ecc...
Una cosa che preoccupa molto queste gentili signore, ad esempio, è che le collaboratrici possano sedurre i loro mariti e per questo, in caso ve ne fosse qualcuna particolarmente "cortese e disponibile", il gruppo è pronto a segnalarla.
Già dalla premessa della pagina Facebook e dal linguaggio usato, si capisce che le tate sono viste come delle nemiche, che si insidiano nelle belle e ricche case che loro, le mogli/mamme/lavoratrici non possono seguire come vorrebbero perché "troppo impegnate". Quindi quando se ne trova una valida si può condividere o mettere all'asta, come proclama una mamma del gruppo: "Dismetto filippina,FISSA.
Parla solo inglese ed è molto timida. Io non riesco a comunicarci e quindi non posso darle in mano l'organizzazione della mia famiglia. No documenti"
Roma Nord e i suoi ricchi quartieri, da qualche tempo saltano alle cronache nazionali per episodi di varia criminalità.
Dallo scandalo delle baby prostituite (ragazzine di 15 anni del quartiere Parioli che si prostituivano in cambio di soldi e cocaina), allo spaccio di droga nelle scuole trattato anche da Santoro in una delle sue trasmissioni, fino alle violente risse in piazza Cavour, uno dei ritrovi estivi dei ragazzi della Roma bene.
La cosa che stupisce è proprio che questi fatti accadano anche in zone dove regna per lo più un grande benessere.
Per capire meglio le dinamiche di questa contraddittoria zona mi sono collegata ad un social network che normalmente adoperano i preadolescenti e i ragazzi fino a circa 16 anni di età: Ask. Il funzionamento di questo social è molto semplice: ti iscrivi e poi puoi fare e ricevere domande in anonimo. Dopo aver individuato, tramite alcune amicizie comuni e utilizzando alcune parole chiave come Roma Nord, un gruppo di ragazzi così detti "pariolini", per mesi ne ho seguito le vicende. E anche tra i ragazzi è ben evidente questo senso di appartenenza ad una zona privilegiata, dove chi è di Roma Sud non sempre è ben accetto.
Dove se non hai la borsa Longcamp per andare a scuola, o la macchinetta vieni giudicato uno "sfigato". Dove a 12 anni ti mandano alle feste fino a notte fonda e a scuola ti accompagna l'autista e dove, come minimo, devi avere l'Iphone 6.
Vacanze di Natale ai Caraibi, Pasqua in montagna, vacanze estive già organizzate in almeno 5 località diverse. Scuole private e cene in ristoranti lussuosi. E se qualcuno, in anonimo, prova a far notare che sono tutti omologati e viziati, la risposta corale è una sola: sei invidioso perché sei un poveraccio.
Il cerchio si chiude: mamme che fanno la lista "razzista" e crudele delle loro "tate" e figli che danno dei poveracci a chi non possiede tutto ciò che hanno loro.
Però nei video che questi figli preadolescenti fanno non ci sono quasi mai le mamme e tantomeno i papà.
Ci sono le tate. Che ballano e ridono, magari con la scopa o col vassoio in mano e colmano assenze e distrazioni di chi non ha o non vuole avere tempo.