Negli ultimi anni ci siamo ormai abituati alla profusione di reboot, sequel, prequel e retcon a cui il mondo delle grandi produzioni hollywoodiane ricorre sempre più spesso. Il fatto che la Sony e la Disney si siano lanciate insieme nel progetto di un secondo reboot di Spiderman, mettendo da parte anche Andrew Garfield, però, sembrava esagerato persino in questi tempi di riscrittura costanti.
Il rischio di annoiare il pubblico con l’ennesima riedizione della morte on screen di zio Ben era alto. L’unica speranza era che la sceneggiatura fosse in grado di inventare qualcosa di nuovo, partendo dallo sterminato patrimonio fumettistico su Spiderman, e riuscisse a riportare i fan in sala per la terza origin story di fila.
A giudicare dai 498 mln di dollari guadagnati finora, il film sembra aver compiuto la sua missione. O no?
Tony Stark è il nuovo Zio Ben
In effetti gli sceneggiatori di Spiderman Homecoming e il regista Jon Watts hanno deciso di dare una decisa svolta al film. Saltata a piè pari tutta la trafila del morso del ragno, la scoperta dei poteri, la morte di zio Ben e la presa di consapevolezza successiva, il Peter Parker di questo film ha ricevuto l’investitura ad Avenger non ufficiale da un Tony Stark sempre molto indaffarato che, dopo avergli consegnato un costume hi-tech, lo lascia con la promessa che deve solo occuparsi di piccoli crimini e dei problemi delle persone comuni.
Adrian Toomes, alias l’Avvoltoio, la pensa diversamente.
Da anni l’uomo insieme agli operai della sua ex-impresa di ricostruzione si occupa di rubare e rivendere a criminali comuni i pezzi di armi aliene che gli Avengers si lasciano sul campo dopo la fine di ogni battaglia. E l’Avvoltoio diventa il bersaglio di Peter, quando il ragazzo scopre i suoi loschi traffici e fa di tutto per fermarlo, anche a costo di mettere a rischio la vita degli stessi cittadini che vuole proteggere.
La punizione di Tony sarà privarlo del costume, perché Peter capisca che può essere un vero eroe senza bisogno di aiuti esterni.
Supereroi con superproblemi oppure no?
Il tono del film è quello da teen-movie estivo che la Disney propone per la TV, più che per il Cinema: strizza chiaramente l’occhio ai giovanissimi, che stanno affacciandosi adesso al mondo supereroico.
Personaggi secondari buffi e appiattiti sugli stereotipi da liceo americano, come fossero appena usciti da un cartone animato, poca tensione, molte battute facili, la tipica cotta adolescenziale per la bella ma impossibile della scuola, tutto sembra fatto per non spaventare troppo lo spettatore. Dello Spiderman originale, del suo dolore per la morte di zio Ben, del suo rapporto forte con una zia fragile come May, del suo dover crescere e farsi forza da solo è rimasto ben poco.
Il Peter di questo film è innocuo, niente più di un quindicenne senza alcun tipo di vero conflitto interiore, coccolato da un Tony Stark che gioca a fare il padre putativo e si rivela essere il vero fulcro della trama. L’unica vera sorpresa è l’Avvoltoio, un buon cattivo ottimamente interpretato da Michael Keaton, affilato e spaventoso in certe scene, sicuramente più padrone della recitazione del giovane Tom Holland.
Il risultato finale è un film leggero ma sciatto, che per non raccontare sempre la stessa storia, finisce per non raccontare proprio nulla ma, piuttosto, prepara il campo ai prossimi mega-eventi dell’universo cinematico Marvel. Insomma, un film di transizione che crede poco in se stesso.