È accaduto di nuovo, l'ennesimo caso di abuso nei confronti di una donna, è successo in Provincia di Catania nella notte 19 settembre. La vittima è una dottoressa di 51 anni che, durante il suo turno di notte in ambulatorio, è stata aggredita e ha subito un abuso sessuale da un ventiseienne che si è finto bisognoso di cure. Non è l'unico caso, nell'ultimo periodo numerose donne hanno subito molestie e alcune di essere sono state brutamente uccise.

Le domande che sorgono spontanee sono: Perché? Perché nel 2017 in Italia si verificano ancora questi fatti spiacevoli?

Lo stato italiano è davvero tutore del sesso femminile? Secondo i dati Istat mediamente ogni giorno in Italia vengono stuprate 11 donne, meno del 7% di esse sporge denuncia. È un dato allarmante se si pensa di vivere in una democrazia, in una repubblica dove ogni cittadino ha dei doveri ma anche dei diritti della persona che non gli possono essere negati.

Il fatto accaduto la scorsa notte spinge a maturare una riflessione sul ruolo della donna nella nostra società e sulla sua condizione. Un aspetto molto importante risiede nella mentalità dell'italiano medio e nell'educazione che gli viene impartita, inoltre la presenza di pensieri ''innocenti'' che influenzano la sua formazione.

I pensieri innocenti

Partiamo dal triste presupposto che nella nostra mentalità risulta più immediato insegnare alle donne a difendersi invece che spingere le persone a non aggredire il prossimo. Questo è molto grave perché pare scontato allora che sia quasi normale che una persona subisca una violenza, ne è la prova la percentuale citata prima sugli abusi sessuali: troppe poche donne sporgono denuncia.

Altra significativa riflessione riguarda il mondo del lavoro: sempre secondo i dati Istat una donna riceve uno stipendio minore rispetto ad un uomo per la stessa prestanza lavorativa. Sembra nella norma pensare quindi che il lavoro di una ragazza valga meno, ciò è un'altra ingiustizia che lo stato italiano spaccia per ''buono''.

Inoltre la disoccupazione femminile risulta maggiore rispetto a quella maschile, una causa è sicuramente il fatto che in alcuni ambienti è considerato giusto che il gentil sesso stia a casa ad occuparsi dei figli e delle faccende domestiche.

Ciò potrebbe essere ritenuto un pensiero ''innocente'': una società patriarcale che accetta una condizione lavorativa femminile inferiore, peccato che questo aspetto poi si ripercuota sulla vita personale delle singole perché magari vincolate e impotenti. Questo nel 2017 è considerabile uguaglianza? Un altro aspetto da analizzare risiede nell'educazione che viene proposta agli infanti fin dalla tenera età. La TV poi non pare di essere d'aiuto per una buona educazione a riguardo.

Attribuire fin da piccoli ai diversi sessi diverse occupazioni, colori, giochi genera poi con lo sviluppo della persona una silenziosa discriminazione.

Avrai sentito tante volte tu, uomo, che giocare con le bambole è da bimba e se lo fai sei ''frocio''. Quante volte una donna si è sentita dire che deve saper cucinare, lavare, indossare determinati abiti solo perché in possesso di organi genitali femminili. In più viene sempre inculcato alle ragazzine che in un futuro dovranno per forza trovare marito, avere famiglia, acquistare una bella casa perché altrimenti saranno giudicate dalla società come ''meno'' donne.

Questo è un altro pensiero ''innocente'' che spinge la ragazza a pensare di essere incompleta da sola e dover per forza trovare un uomo che si prenda cura di lei sia dal punto di vista economico che personale. Altro esempio è il vestiario: siamo in una società che ci dovrebbe offrire libertà, ma se una persona di sesso femminile indossa una gonna magari troppo corta per i normali standard allora è definita una ''puttana'' o una ''poco di buono''.

Pare una cosa comune essere giudicati per le proprie scelte stilistiche, ma allora questa non è libertà. Si è costantemente vincolate/i da dei modelli sociali che tendono ad etichettare la persona prendendo spunto dal modo di vestire.

Qui si ha un altro pensiero ''innocente'': pare che allora, se una donna si vesta in un certo modo, l'uomo si senta quasi giustificato ad aggredirla. Le frasi come ''vestita così, poi non ti lamentare se ti stuprano'' non sono poi così sconosciute al genere femminile. Inoltre, dato che è quasi ritenuto normale giudicare in questa modalità, avviene un altro pensiero ''innocente'': giustificare.

Si giustifica un aggressione da parte del marito perché ''sai, lui è fatto così, è nervoso!

Ma non lo fa spesso'', oppure ''magari è colpa mia, non dovevo trovarmi da sola di notte in quella parte della città'', il pensiero di una donna dopo essere stata violentata. L'aggredito non deve farsi una colpa di ciò che gli è capitato e non giustificare: se una persona manca di rispetto in qualsiasi campo dall'affettivo al fisico non merita una scusa, merita di pagare penalmente come previsto dalla legge.

In conclusione, spero che questo articolo faccia riflettere su come la donna sia costretta a convivere con pensieri ''innocenti'' che compromettono la sua vita lavorativa, affettiva e personale. Ad ogni ragazza, persona, che ha subito un abuso: non bisogna vergognarsi e non si hanno colpe, è giusto che colui o colei che ha mancato di rispetto paghi le conseguenze penali delle sue azioni.