Tra le altre cose, Roberto Recchioni è l’attuale curatore di Dylan Dog. E questo è noto. Non tutti sanno che è anche l’ideatore, assieme a Leomacs, di una delle strisce più pulp, controverse e intelligenti del fumetto italiano: Battaglia (Editoriale Cosmo). Non appaia arbitrario. Perché se dagli anni Settanta in poi la gloriosa famiglia dei pocket neri – entro cui Battaglia si iscrive – ha perlustrato ogni anfratto dell’eccesso grandguignolesco, pochi hanno saputo farlo con disinvolta arguzie dando vita – è il caso di Battaglia – a un’interessante amalgama di basso e alto, trash e libero pensiero.

Come nel recente Ragazzi di morte – scritto da Luca Vanzella – in cui un redivivo Pasolini (cui non vengono risparmiati gli eccessi e tanta sfrontatezza riconoscendogli almeno la straordinaria aderenza a se stesso) torna a presidiare l'insensatezza della contemporaneità.

Pietro Battaglia, la storia

Ma chi è Pietro Battaglia e cos’ha da offrire la sua vicenda al lettore? E’ un ex soldato morto a Caporetto e divenuto un vampiro per inattingibile creatività autoriale. Fattosi redivivo è divenuto un mostro. Stratega, amorale, risoluto. Possente. Una macchina di morte al soldo dei potenti, dunque un osservatore privilegiato di alcune tra le più torbide pagine della storia repubblicana. Perché Battaglia nel pantano della patria c’è e ci sguazza.

Ma come mostra la travagliata storia editoriale del fumetto – giunto alla sua quinta vita dopo gli esordi del 1997 in Dark Side per la BDB Presse –, rispunta come un fiume carsico di malefatta in malefatta al perigeo della storia italica. Fascismo, terrorismo, pornografia, religione e credulità popolare; nessun tabù gli è precluso.

Perché come racconta il tratto grossolano che gli da vita sulle tavole, la verità è grezza, spesso inattuata, comunque problematica. E allora, fuori dal politically correct e le finezze del dubbio metodologico, c’è Battaglia, un figlio di p******a «vero», l’unico a poter dividere la scena con Moana Pozzi (novembre 2016) e Padre Pio (luglio 2016).

E il Cav.

Battaglia e il Cav.

E’ dato in uscita il 28 settembre in edicola e fumetteria, anche in versione variant. Con Francesco Prenzy Chiappara ai disegni e Dario Sicchio ai testi, sotto la supervisione dello stesso Recchioni, «Lo stalliere» è pronto a mettere in scena un nuovo spaccato di un’Italia buia, oscura, malata. Ma stavolta lo fa giocando con il topoi per eccellenza di tanto avanspettacolo e commedia sexy all’italiana; il cumenda (qui, il Cav. di Arcore) che alza la gonna a un'avvenente pm in mutandine (come non ricordare Edwige Fenech ne La Pretora di Lucio Fulci del 1976?), sotto lo sguardo cogitabondo di Battaglia (opera di Leomacs, colore Luca Bertelé). E sembrano udirsi le parole di Enzo Biagi: «Se Berlusconi avesse una punta di t****e, farebbe anche l’annunciatrice» (EB, datazione incerta).

La storia d’Italia è passata anche da qui. E dove c'è la storia, c'è Pietro Battaglia.