Il tema del conflitto tra privacy, l’esposizione sulla piazza virtuale e l’utilizzo in particolare dei social network è piuttosto dibattuto ai giorni nostri e le dinamiche dei fenomeni social sono più complesse di quello che appaiono. La mercificazione dei dati immessi dagli utenti è evidente e talvolta potrebbe avvantaggiarli segnalando loro contenuti che appaiano compatibili con i propri interessi, o per meglio dire, coi propri consumi. Prima di giungere infatti ai problemi relativi al controllo delle persone è necessario soffermarsi sui gradini ‘meno importanti’, ovvero quelli riguardanti le pubblicità mirate e l’esposizione continua a materiale legato alle proprie informazioni.

La dimensione consumistica è infatti sempre più integrata non solo nell’utilizzo di Internet, ma nei comportamenti messi in atto nella vita quotidiana degli individui.

In un’epoca in cui la maggior parte delle operazioni quotidiane possono avvenire attraverso una connessione è inevitabile che vengano continuamente trasmesse informazioni che prendono poi la forma di dati, che una volta elaborati, generano ulteriori informazioni. E’ il concetto dei big data e nonostante nell’ultimo decennio la protezione dei dati personali abbia acquisito una posizione sempre più rilevante nell’ambito del diritto internazionale le continue innovazioni tecnologiche e le consequenziali nuove dinamiche ad esse connesse fanno sì che le normative non sempre stiano al passo coi tempi.

Sebbene in Europa la tutela dei dati personali sia la più efficace al mondo possono sorgere dubbi sulle responsabilità e le modalità dei trattamenti dei dati.

I trattamenti dei dati nella società consumistica

Uno dei problemi più complessi legato ai trattamenti dei dati personali nella società consumistica è quello della correlazione tra la profilazione degli utenti e delle loro abitudini consumistiche e un eventuale conseguente prevedibilità dei comportamenti consumistici e non, se non addirittura la possibilità di direzionare attraverso i continui stimoli online ‘indirizzati’ agli utenti le stesse abitudini in questione.

E’ difficile individuare il limite tra semplici dinamiche pubblicitarie e quelle che possono considerarsi vere e proprie intrusioni da parte delle aziende nella sfera intima degli individui.

Dati personali e globalizzazione

Il diverso livello di tutela variabile non tanto da Stato a Stato quanto da grandi aree geopolitiche come Stati Uniti, Unione Europea e alcuni paesi asiatici porta a diverse problematiche di trasferimento dei dati.

Bisogna considerare che nell’era digitale una normativa applicabile sul territorio è sempre più difficile da adottare, se non altro per la diversa dislocazione dei server a cui i dati vengono trasmessi. Si parla non a caso di fortezza Europa proprio per il divieto di trasferimento dei dati verso paesi terzi che non risultino avere un livello di tutela considerato adeguato. In questo caso si sta procedendo, attraverso il Nuovo Regolamento europeo sulla protezione dati personali, a costituire la possibilità di stipulare accordi con singole imprese o holdings a prescindere dalla tutela applicata nello Stato in cui l’azienda ha lo stabilimento, così da poter garantire il trasferimento dei dati e un’idonea protezione delle persone a cui i dati fanno riferimento.

La dimensione globale del digitale e del conseguente trattamento automatizzato dei dati si scontra infatti con il particolarismo normativo, sebbene ormai non si possa fare a meno di considerare la struttura della società che non è più solamente fisica, quanto virtuale.