Da diversi anni, ad ogni tornata elettorale, il dato sull’astensionismo degli under 35 è sempre più allarmante. Una prassi che, purtroppo, è dilagante anche ben oltre i confini nazionali.
Referendum Brexit: i dati parlano chiaro
I numeri tendono a salire man mano che aumenta l’età dei votanti; si va dal 36% della fascia di età 18-24 anni, per arrivare all’83% degli over 65, passando per un 58% di coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni.
Una situazione, quindi, del tutto simile a quella italiana, dove il rapporto tra i più giovani e la res publica sembra essere logorato da anni di rispettivo disinteresse.
Il paradosso è evidente: può una classe dirigente fare a meno di un bacino di giovani risorse da crescere e formare per avere quel ricambio generazionale con cui tutti si riempiono la bocca, ma che sembra, sempre, essere lasciato indietro?
Può la Politica disinteressarsi di coloro che saranno i naturali successori degli odierni parlamentari, ministri e presidenti?
La risposta non può che essere negativa, ma la mancanza di una visione lungimirante sta pian piano aumentando questo distacco, e più la forbice si allarga, più le distanze saranno difficili da assottigliare.
La prassi, però, sconfessa clamorosamente questa ovvietà. I giovani rifiutano il contatto con la sfera pubblica, quasi fosse un male da evitare; i politici, da parte loro, fanno poco per accattivarsene le simpatie.
Annoverandomi tra i primi, sento, però, di considerarmi un’eccezione; ho 27 anni, ricopro la carica di consigliere comunale nel comune di Corridonia dal 13 giugno 2017, sono presidente della commissione affari istituzionali e partecipo attivamente alla vita del mio partito di riferimento.
Pertanto, vivendo in prima persona questo tipo di esperienza, mi rendo conto che entrambe le parti in causa debbano, necessariamente, fare un passo indietro per riuscire ad incontrarsi.
La politica deve lasciare spazio ai giovani meritevoli. Aggiungo questo aggettivo perché non sarebbe giusto parlare di un’indiscriminata sostituzione di ruoli solo per età anagrafica.
La competenza è un requisito fondamentale e, di conseguenza, è giusto premiare e responsabilizzare quei giovani che hanno voglia di impegnarsi e le capacità per farlo.
Tante belle parole, come detto, ma poche “poltrone” mollate e sempre più ruoli concessi ai soliti noti o elargiti a chi si è speso per la causa elettorale non riuscendo, però, a farsi eleggere. Dare importanza, e coinvolgere maggiormente quei ragazzi che vogliono spendersi per il bene pubblico, garantirebbe una rinnovata credibilità agli apparati istituzionali comunali, regionali e nazionali, permettendo, quindi, di ripristinare un dialogo costruttivo con la parte più giovane della popolazione.
Una capacità di discutere criticamente i problemi che si è persa nel corso degli anni. Le decisioni vengono prese da pochi e perlopiù senza un’analisi di quelli che sono i reali bisogni. In questo modo non può che alimentarsi la sfiducia verso una macchina statale, la quale sembra avanzare imperterrita e in completa autonomia.
Mancando la fiducia viene meno anche l’interesse e la voglia di partecipare, ma se i partiti, quelli veri, devono cercare di ritrovare dei punti di incontro e di dialogo sui problemi, le aspettative e le speranze delle nuove generazioni, queste ultime non possono, e non devono, restare indifferenti alla politica.
Non è accettabile sentir dire che di politica non ci si capisce nulla o che addirittura non si è interessati ad essa. Sarebbe come dire che si è indifferenti a quanto accade intorno a noi senza volerne capire il perché.
I giovani devono riscoprire l’importanza delle istituzioni
Se insofferenti alle persone che li rappresentano, devono rimboccarsi le maniche per poterli degnamente sostituire.
Inutile dare la colpa sempre a qualcun altro; troppo comodo rifugiarsi dietro un semplice no, peraltro espresso come semplice forma di dissenso e senza un’idea contrapposta che possa far valutare seriamente un’opposizione.
Le proposte vanno sviscerate, capite e metabolizzate. Solo in seguito a questi passaggi è possibile avere un quadro generale della situazione e parlare con cognizione di causa.
I partiti politici, però, devono dare una mano ai giovani. Fare informazione e approfondimenti sulle tematiche, di interesse nazionale e non, deve essere uno dei capisaldi di un sodalizio che cerca consensi non solo nei soliti “affezionati”, ma anche tra quelli che rappresenteranno la futura classe dirigente.
Senza questa possibilità, è naturale la nascita di quei populismi beceri, i quali, annientando lo sviluppo di qualsivoglia pensiero critico, insinuano dubbi anche sulle certezze maggiormente radicate.
Le fake news sono un chiaro esempio di come si voglia fare presa sulla parte più debole della popolazione, quella più ignorante, nell’accezione più pura che questa parola evoca.
Distorcere le notizie, estrapolare dichiarazioni dai discorsi più ampi, strumentalizzare a proprio comodo le situazioni di difficoltà; questi sono solo alcuni dei possibili strumenti che gli “architetti del falso” usano per mettere in piedi le storie più assurde.
C’è, purtroppo, anche chi fa politica con questi strumenti e, ancor più tristemente, la platea di analfabeti funzionali che li segue, e fa proprie queste idee, sembra aumentare, anche fra i giovani.
La politica ha, dunque, una missione assai ardua e articolata su più fronti. Da un lato, evitare che le nuove generazioni possano essere attratte da un’ideologia di protesta, senza colori e senza ideali, mossa solamente dal disprezzo verso tutto quello che è “istituzione”.
Dall’altro, recuperare chi ha perso la speranza verso quella che viene considerata una “casta”, che è tale, però, solamente perché non c’è l’impegno e la volontà di sradicare vecchi capibastone troppo affezionati al potere.
Nonostante le premesse non siano le migliori, credo che, negli ultimi quarant’anni abbiamo visto tutto il peggio che la politica potesse esprimere, a qualsiasi livello. Da qui bisogna ripartire, con i nuovi amministratori e i giovani militanti delle formazioni politiche, i quali siano in grado di proporre nuovi obiettivi e nuove ideologie per contrastare indifferenza e qualunquismo.
Nella primavera 2018 dovremo recarci alle urne, la campagna elettorale è già entrata nel vivo, ma non sarà facile recuperare in pochi mesi tutto l’elettorato scomparso. Un compito arduo, ma che non deve spaventarci, siamo giovani e preparati, il futuro non può che essere nostro.