La prestigiosa casa editrice storica di Roma, Armando, ha pubblicato un libro assai interessante scritto dal noto sindaco di amatrice, Sergio Pirozzi: “La scossa dello scarpone. Anatomia di una passione sociale”, prefazioni di Carlo Doglioni, presidente dell'INGV e di Isabellla Di Chio. Il sindaco, dopo oltre un anno, consegna alla memoria storica una profonda testimonianza, in prima persona, sulla tragica vicenda sismica dell'agosto 2016 e la ricostruzione del borgo d'arte storico e aree adiacenti, tutt'oggi in definizione, e sviluppi futuri. Pagine che con una specie di retrospettiva in diretta evocano e nei dettagli tutte le dinamiche sociali, istituzionali e anche biografiche di una vicenda emblematica e in tal senso poco incoraggiante, almeno finora, sul tema della prevenzione antisismica in Italia.
La passione sociale del Sindaco
Il testo complessivo, pur apparentemente sobrio e puramente civile, esita sottilmente (e tatticamente) polemico verso le istituzioni non solo italiane, anche europee: sempre con certo stile del sindaco Pirozzi per una innata eleganza personale, ma, vano negarlo, le pagine quasi profumano di un sottofondo sonoro, come sentire il rumore delle scosse che furono, i lamenti delle tragiche vittime, sensazioni di impotenza umana e rabbia per le responsabilità storiche umane stesse e politiche, in generale, per i noti ritardi storici sulla famosa prevenzione per la sicurezza.
Geologia e Politica
Nessun Terremoto è letale per origini solo naturali: come dimostra da anni il Giappone, l'assenza in Italia, nazione a rischio sismico al 90% circa, di certa prevenzione antisismica a priori, è responsabile (e quindi in primis la Politica e le Istituzioni) di tutti i terremoti letali tristemente noti da decenni in Italia.
Come dicono sempre sia i geologi e come lo stesso Pirozzi ha spesso evidenziato, non bastano, anche se importanti e fondamentali, le cosiddette iniziative di solidarietà o di alfabetizzazione della popolazione antisismica nell'emergenza o postsisma: mancano anche ruoli più decisionali degli stessi sindaci purtroppo colpiti nelle proprie città, villaggi o borghi storici distrutti.
Lo stato di emergenza andrebbe, inoltre (anche a livello parzialmente giuridico), inteso dai primi soccorsi all'intera e concreta ricostruzione con la riduzione al minimo di burocrazia e malaffare politico, oltre a non più rinviabili piani in generale nazionale a medio lungo termine per la prevenzione antisismica stessa globale.