Il mondo di Instagram sembra essere invaso da #Gino che escono da tutte le parti. Il fenomeno del commento è diventato virale, tant'è che sotto ai post di celebrità quali Cristiano Ronaldo o Belen Rodriguez si legge una sola ed unica parola: Gino.
Il fenomeno Gino
Ma chi ha reso virale questo tormentone? Il "colpevole" è Gianmarco Tocco, noto youtuber conosciuto con lo pseudonimo di Blur. Nella giornata di ieri, Blur ha pubblicato un paio di Instagram Stories nelle quali parlava di una sorta di rivolta popolare a colpi di commenti sotto ai posti di chiunque con l'hashtag #Gino.
I suoi fedeli follower non hanno esitato e data la portata del pubblico che lo segue il fenomeno si è allargato a macchia d'olio finendo addirittura nelle tendenze mondiali.
Nessun personaggio è stato risparmiato, persino la politica ha preso parte al gioco e l'ex premier Matteo Renzi ha pubblicato una foto con i propri auguri di buon anno a #Gino.
Non tutti però sembrano aver apprezzato la trovata dello youtuber, il rapper Lazza ha criticato aspramente i propri follower in una stories, reputando poco maturo e intelligente questo comportamento da "pecore". Ma non è stato il solo, anche 'colleghi' dello stesso Blur hanno mosso più di un dubbio circa l'utilità di questa 'ribellione': la Sabrigamer e Cicciogamer non hanno nascosto il loro disappunto con dei video sui rispettivi profili Instagram.
Obiettivo raggiunto a metà
Se da una parte il fenomeno "Gino" può aver fatto sorridere qualcuno, dall'altra suona come occasione persa. È in dubbio che questo gioco ha dimostrato, nel caso ce ne fosse ancora il dubbio, il potere e la portata che può avere un influencer sulla massa. Sicuramente il modo non è stato il migliore, non ha aggiunto nulla a questo 2017 se non un tono finale di demenzialità di cui si sarebbe fatto tranquillamente a meno.
Se l'occhio esterno vede ancora con dubbio la figura dello youtuber certamente questo tipo di 'provocazioni' non aiutano.
Il mondo di Internet è un mondo splendido se sfruttato nel modo giusto. Oggi giorno chiunque può avere il proprio spazio, dire la propria opinione e perché no arrivare ad occasioni lavorative prima inaccessibili.
Il problema è quando questa enorme chance viene gettata alle ortiche in tale maniera. Sia chiaro, Blur non è un mostro e questa non è una questione che cambierà il mondo, di certo non renderà più intelligenti i creators agli occhi delle persone estranee alle dinamiche del web. Andy Warhol diceva che tutti, prima o poi, avrebbero avuto i loro 5 minuti di celebrità. Beh se fosse ancora vivo vedrebbe che possono essere anche 10 o 15 i minuti: la questione è però sulla qualità di questi ultimi.