Con la morte di Salvatore Riina, soprannominato "u curto" per la sua statura, viene a mancare un altro storico boss della "Cosa Nostra" Siciliana. Riina è riuscito a sopravvivere al regime del carcere duro per oltre vent'anni e non ha mai palesato l'intenzione di collaborare con la giustizia.

Chi parla?

Solo lo scorso anno invece era avvenuta la morte di Bernardo Provenzano che, al contrario, sembrava periodo propenso ad intavolare una collaborazione, ma non vi è certezza su questa ipotesi. Con la morte di Riina lo Stato perde una cassaforte di segreti che con le sue conoscenze poteva sicuramente destabilizzare un intero sistema.

Riina guidò la salita al potere dei Corleonesi, denominati i "viddani" dai mafiosi Palermitani vista la loro mancanza di "Etica Mafiosa". Molte sono state le figure istituzionali dello Stato che hanno tentato vanamente di estirpare il cancro mafioso dalla Sicilia, come Giovanni Falcone,Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Ninni Cassarà e tanti altri uomini delle istituzioni che sono stati abbandonati da chi doveva metterli nelle migliori condizioni per poter arginare il fenomeno mafioso. Sembra palese che anche uomini dello Stato siano stati responsabili, ma trovare tra le fila dello Stato un collaboratore sembra una cosa impossibile. Chi detiene segreti li sfrutta per rimanere sulle poltrone che contano.

Una storia di misteri

La storia di Cosa Nostra non si limita però ad omicidi e controllo del territorio. I Corleonesi riuscirono a mettere piede nei palazzi del potere, a “contrattare” direttamente con uomini delle istituzioni, come accertato da più sentenze e, soprattutto, ebbero degli strani rapporti mai del tutto chiariti con pezzi deviati dei Servizi Segreti. Uomo chiave per i Corleonesi fu Don Vito Ciancimino. Negli anni '60 fu eletto sindaco di Palermo e fu l’artefice della speculazione edilizia, denominata il “Sacco di Palermo”. La figlia di Toto Riina in una recente intervista alle Iene, parlando delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, ha lasciato intendere che il padre non è stato l’unico artefice ma, vi erano altri soggetti non noti.

L'opinione pubblica deve sapere che la nostra Seconda Repubblica è nata dalle ceneri delle stragi e degli omicidi di mafia. Lo Stato scese a compromessi con la mafia in quei tragici anni. La trattativa c'è stata, i giudici stanno cercando di capire chi l'ha condotta e se nel condurla si sono commesso dei reati.