Sono passati esattamente due mesi dalle scorse elezioni politiche e l'Italia non ha avuto ancora un nuovo governo. Il sistema elettorale vigente non ha permesso la formazione di una maggioranza chiara e i partiti che hanno ottenuto più voti non sono riusciti a trovare un accordo di governo.

L'Aventino dei Renziani

Luigi Di Maio ha cercato di siglare un contratto di governo, prima con la Lega e poi con il Partito Democratico che sembrava aver aperto a questa possibilità, soprattutto dopo le parole dell'attuale reggente Martina. Ma Matteo Renzi, in una intervista fatta la scorsa domenica in prima serata su Rai uno, ha subito stroncato le trattative.

Il leader fiorentino nonostante le (finte) dimissioni riesce ancora ad avere in mano le sorti del partito. Al momento quindi la posizione del PD sembra essere rimanere all'opposizione, il problema è che al momento non ci sono le condizioni per la formazione di un governo. Mattarella richiamerà lunedì prossimo i partiti e cercherà un ultimo tentativo, dopodiché molto probabilmente si passerà all'ipotesi tanto odiata dal M5S, un governissimo appoggiato da tutte le forze politiche per varare alcune riforme di ordinaria amministrazione e poi ritornare al voto.

"Francia o Spagna purché se magna"

Il M5S, con lo storico risultato ottenuto alle elezioni politiche, credeva di poter governare senza troppi intoppi.

Luigi Di Maio ha continuamente sottolineato come il Movimento avesse vinto le elezioni, quando invece nella realtà dei fatti il sistema elettorale vigente non proclama né vincitori e ne vinti. Il "Rosatellum" è sostanzialmente un proporzionale che è stato venduto per maggioritario e in un'ottica proporzionale si vince solamente quando si riesce a formare un governo.

La strategia dei "due forni" sembra non aver pagato, mettere sullo stesso piano PD e Lega non è stata sicuramente una mossa molto saggia. D'altro canto però, si potrebbe dire che il Movimento ha cercato in tutti i modi di dare un governo al paese, un governo che fosse espressione della volontà popolare.

E Matteo Salvini cosa fa?

Dopo le scelte dei presidente di Camera e Senato, l'accordo tra M5S e Lega sembrava cosa fatta, invece Matteo Salvini ha deciso di tenere fede alla coalizione di centrodestra, dove lui al momento ne risulta il leader incontrastato. Dietro questa scelta ci sono sicuramente delle motivazioni politiche: la Lega continua a crescere e un ritorno al voto potrebbe catapultarla intorno al 25% dei consensi. Abbandonare ora una coalizione dal 37% non consentirebbe assolutamente a Salvini di richiedere il premierato del paese visto che il suo partito ha la metà dei consensi del Movimento 5 Stelle.