Domenica 8 aprile si è festeggiata la Divina Misericordia. Questa festività sarebbe stata voluta da Gesù che, il 22 febbraio 1931, durante un'apparizione a Suor Faustina Kowalska - dettagliatamente riportata nel suo diario - le avrebbe chiesto di celebrare la divina misericordia con queste parole: "Desidero che vi sia una Festa della Misericordia. Voglio che l'immagine che dipingerai con il pennello venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica deve essere la Festa della Misericordia".
In passato, quella che cadeva dopo le festività pasquali, era definita la "domenica in albis", ovvero il giorno in cui chi era stato battezzato poteva togliere le vesti bianche indossate proprio in occasione del battesimo che, nei primi anni successivi alla morte di Gesù, veniva somministrato nella notte di Pasqua.
Il 30 aprile 2000, Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo, insieme alla canonizzazione di suor Faustina Kowalska proclamò la Festa della Divina Misericordia.
Dopo Pasqua, la Misericordia
L'importanza teologica di questa festa consiste nel legame tra l'opera redentrice della Croce e l'Opera della Misericordia. La prima racchiude tutto il significato della fede, la Pasqua, ovvero il perdono dei peccati ottenuto dal sacrificio di Gesù sulla croce, il suo sangue versato per la salvezza degli uomini, il raggio rosso nel dipinto di suor Faustina. La seconda richiama il concetto di giustizia, secondo cui ad una colpa corrisponde una pena, con quest'ultima che viene lavata via se, una volta diventati consapevoli delle proprie colpe, si chiede perdono a Dio.
Con quest'accezione si presenta come festa del figliol prodigo, il figlio che, resosi conto di aver sprecato i doni del padre, ritorna a lui. È la presa di coscienza dell'errore che fa ritrovare il Padre al figlio, ed è il senso racchiuso nel sacramento del battesimo, l'unico che cancella ogni colpa, il raggio chiaro del dipinto, sorgente d'acqua che sgorga dal cuore di Gesù.
La presa di coscienza dei propri errori non dev'essere slegata dalla fiducia di incontrare comunque la benedizione di Gesù: lui ha voluto che suor Faustina scrivesse sul dipinto "Gesù, confido in te", e questo atto di fede non deve mancare di amore, quello verso il prossimo che ci rende operosi in carità.
Le promesse di Gesù
Cristo avrebbe fatto tre promesse legate alla venerazione dell'immagine di Gesù Misericordioso:
- La salvezza eterna: questa grazia, nel giorno della Divina Misericordia, è particolarmente legata alla comunione che deve essere ricevuta in modo degno, preceduta cioè dalla confessione;
- La vittoria su tutto ciò che ci allontana dal raggiungimento della nostra salvezza;
- La Grazia di una morte felice.
Le promesse fatte da Gesù non trovano limite in nulla perché sono rivolte a tutti, anche al peggiore dei peccatori che, in quel giorno, dovesse decidere di convertirsi. Grazia e benefici sono dunque illimitati, purché chiesti con fiducia.