Italia: regina del caos burocratico per molti e di opportunità di lucro e guadagno per i più “furbi”.
Italia: capitale del mercato delle prescrizioni, Paese dei favori e degli sconti e non quelli del discount.
Quello di Monza di questi ultimi giorni non è certo un caso isolato: ventuno arresti per la guardia di finanza brianzola per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio di denaro e corruzione. Tra i ventuno arrestati anche un ex magistrato.
Business giudiziario
Il business giudiziario è un fenomeno insediatosi all’interno dei palazzi di giustizia italiani come un parassita e, come tale, vive sulle spalle dei cittadini onesti.
Favoritismi, regali, rinvii di udienze: i tribunali non sono più i luoghi adibiti al compimento della “legge uguale per tutti”, sono il mercato del Paese. Ma come è possibile che proprio i luoghi deputati alla ricerca della verità e alla lotta contro la criminalità siano diventati piazze di business illegali? La corruzione in Italia è un fenomeno ormai diffuso a macchia d’olio ed il magistrato corrotto è certamente la figura che desta maggiore scompiglio nell’opinione pubblica e fa guadagnare non pochi quattrini ai giornalisti più scaltri. Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma nel 2014, scriveva: "Giudici, funzionari, cancellieri ed agenti di polizia giudiziaria mercificano il potere che gli dà la legge".
E non aveva affatto tutti i torti considerando che al Bazar della Giurisdizione si può vendere e comprare qualsiasi cosa.
La 'efficienza' della burocrazia italiana
Ricercare il perché del costante dilagare della corruzione nelle amministrazioni pubbliche e nei palazzi di giustizia italiani è come voler cercare un ago in un pagliaio.
È doveroso tuttavia avanzare delle ipotesi. L’aumento dei crimini nei palazzi di giustizia è dovuto all’enorme numero di processi nel nostro Paese. Vien da se comprendere che quanto più una cosa è complessa tanto è meno trasparente e i più scaltri sanno bene come si nuota nelle torbide acque dei tribunali italiani. Ad oggi tutto rischia di avere degli strascichi giudiziari come appalti e concorsi.
Come il caso Mollace, uomo simbolo calabrese dell’antimafia, indagato per aver aiutato i Lo Giudice con delle presunte omissioni nel corso delle indagini. Ma il cittadino italiano, quello non-mafioso, su chi può allora fare affidamento? Mani Pulite e Tangentopoli sono solo due dei più grandi casi di corruzione giudiziaria e vari sistemi fraudolenti il cui impatto mediatico e politico fu cosi grande da decretare la fine della Prima Repubblica. Tutto si muove in funzione dei soldi e nei tribunali italiani ce ne sono così tanti da arricchire ulteriormente i ricchi ed impoverire ancor di più i poveri.
È necessario tuttavia comprendere quanto non basti più puntare il dito verso chi corrompe. Bisogna, piuttosto, agire davanti alla pigrizia morale e l’assenza di coscienza ormai radicata negli animi di quelli che dovrebbero essere i Nostri fautori della giustizia. Perché è tristemente vero che noi italiani siamo un popolo di ladri, vili, bischeri e meschini e chi dovrebbe condannarci e far ordine in questo tremendo caos cerca in tutti i modi di assomigliarci.