Sarebbe bello, in questo caldissimo finale di luglio, poter fare il punto sulla linea Politica messa in campo fin qui dal governo giallo-verde. Peccato che questa linea politica, semplicemente, non esista. Le strategie messe in campo fin qui sono state soltanto di attesa e l'unica parola d'ordine è stata evitare la rissa, scaricando ogni tensione verso l'esterno. Il primo capro espiatorio, in una stanca prosecuzione della campagna elettorale, è stato ovviamente rappresentato dai migranti.
Sulla sicurezza di qualche centinaio di disperati, si è giocata la farsa della chiusura dei porti (che il ministro dell'Interno non ha facoltà di aprire o chiudere, nonostante i dibattiti) alla quale è seguita la mancanza di qualunque risultato significativo sul piano europeo (siamo qui a sperare che la Libia diventi improvvisamente un Paese garante del rispetto dei diritti umani e che svariati Paesi europei, pur non avendolo mai fatto neppure quando era obbligatorio, si accollino volontariamente consistenti quote di richiedenti asilo).
Di Maio riempie il nulla giocando con la Tav
Se Salvini usa la questione migranti per coprire lo stallo completo del governo, che si definiva 'del cambiamento', ecco che Di Maio e il suo M5S non trovano di meglio che attaccare a spada tratta la costruzione della galleria di base della Tav Torino-Lione, che, come afferma il direttore generale del dipartimento della Savoia, ingegner Yves Sarrand: 'Non è un progetto, è un cantiere che sta procedendo'.
La questione Tav è chiusa da un pezzo e dovrebbe saperlo benissimo lo stesso Di Maio, che pur fingendo di non considerare i costi enormi di un eventuale blocco dei lavori, fa già una mezza marcia indietro, spiegando dai microfoni di Omnibus, su La7, che il M5S non è pregiudizialmente contrario all'opera e aprendo al referendum chiesto dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
Un solo decreto, con dentro quasi nulla
L'unica vera azione, al di là di chiacchiere e buoni propositi, finora messa in campo dal governo è stata il decreto dignità, creatura del M5S e a sua volta caratterizzato da un'incredibile sproporzione tra la pochezza di contenuti e l'altissimo numero di critiche.
Nessun intervento strutturale, solo una serie di piccole misure volte a limitare il lavoro precario, la cui validità è peraltro contestata da tutti i partiti di opposizione e in parte, anche se a bassa voce, dalla stessa Lega di Matteo Salvini.
Chi ha provato a fornire previsioni attendibili al governo, sotto forma di cifre, in merito alle possibili ricadute del decreto dignità, il presidente dell'Inps Tito Boeri, è stato ferocemente attaccato per aver svolto il proprio lavoro.
Dopo agosto, solo incognite
Davvero impossibile azzardare previsioni su ciò che aspetta l'Italia dopo il mese di agosto.
L'ultima battaglia politica si consumerà in commissione parlamentare di Vigilanza mercoledì 1 agosto, quando sapremo se Marcello Foa diventerà o meno presidente della Tv pubblica. Poi, come sempre, tutto si fermerà e l'Italia respirerà per un mese aria quieta, seppur in un contesto che per qualcuno inizia a diventare pericoloso (l'episodio del presunto ladro marocchino, morto ad Aprilia, dopo esser stato inseguito e picchiato selvaggiamente, quando era già ferito in seguito a un incidente stradale, rappresenta l'ultima frontiera della barbarie). Arrivederci a settembre, quando tutti i nodi economici, politici, sociali verranno al pettine...senza che nessuno, apparentemente, abbia un pettine.