Sarebbe otto il numero dei contagiati accertati nell'ospedale pediatrico barese Giovanni XXIII: un nono è considerato molto probabile. Non si tratta di influenza. Si tratta di morbillo. Il numero dei pazienti potenzialmente contagiati è alto. Lo ha reso noto oggi il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

Tutto è iniziato lo scorso 27 ottobre quando una bambina di dieci anni giunge al pronto soccorso dell'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari. I sintomi sembrerebbero quelli del morbillo ma la conferma arriverà solo dopo qualche giorno grazie alle analisi dei sanitari del reparto infettivo.

I genitori della bambina dichiarano di non averla vaccinata: la causa può essere ascritta a diverse ragioni, non necessariamente ad ideologie cosiddette “no-vax”.

Poco dopo sia la sorella che il cugino della piccola vengono ricoverati per accertamenti: anche loro – come confermano le analisi – hanno contratto la malattia esantematica. Un bambino di dieci mesi – non vaccinabile perché ancora troppo piccolo – ricoverato insieme al “caso indice” nello stesso periodo a causa di un'otite, è dovuto tornare in ospedale: anche per lui è morbillo. Persino un addetto alla sicurezza del Giovanni XXIII finisce in ospedale poco dopo con la medesima diagnosi. Lo stesso destino è riservato alla mamma di due gemelle precedentemente degenti presso la struttura.

La Gazzetta del Mezzogiorno riferisce anche di un ulteriore caso non ascrivibile ai precedenti.

Sospetto caso di malasanità

Stemperata l'annosa polemica tra i favorevoli alle vaccinazioni obbligatorie e di massa e quanti, invece, si pongono dubbi sulla sicurezza di questa pratica, polemica che inquina un sano e ponderato dibattito per dirimere una questione che vede tristemente divisa anche la comunità scientifica, la domanda è se non si tratti dell'ennesimo caso di malasanità.

Dopo le preoccupanti conclusioni dello studio dell'ECDC sulla antibiotico-resistenza – vera e propria piaga sanitaria da diecimila vittime all'anno soltanto in Italia – o il deprecabile caso della degente letteralmente cosparsa di formiche in ospedale a Napoli, ci si domanda se siano stati rispettati i protocolli di notifica ai Servizi di Igiene pubblica, che avrebbero fatto immediatamente scattare l'isolamento e la quarantena di madre e figlia, arginando di fatto i contagi.

La ratio emblematica dell'obbligatorietà vaccinale può essere riassunta nella volontà di proteggere la comunità tutta e in particolar modo quegli individui che per gravi patologie non hanno possibilità di vaccinarsi (pena reazioni avverse) o sui quali i vaccini non hanno effetto (i cosiddetti "non responder"). Non rispettare i protocolli di quarantena può essere quindi un serio problema sanitario. Tenuto conto che nelle guide alla degenza di pazienti e familiari in dipartimenti oncologici di strutture complesse di ematologia viene consigliato, ai pazienti in grave stato di Salute, di non vaccinarsi e perfino di evitare contatti con individui vaccinati di recente con virus vivi o attenuati, la domanda - spontanea e di rito - è la seguente: perchè mamma e figlia potenzialmente contagiose, in un ospedale - luogo per definizione votato alla cura, all'efficienza e soprattutto alla prevenzione, laddove un paziente dovrebbe sentirsi protetto e al sicuro - sono state messe in condizione di entrare in contatto con altri pazienti? Le risposte, speriamo, arriveranno.