È di pochi giorni fa l'allarme lanciato da uno studio dell'ECDC (European Center for Disease Control) secondo cui ogni anno in Europa muoiono 33mila persone a causa della resistenza dei batteri alla profilassi antibiotica. Lo studio, pubblicato sul prestigioso “The Lancet Infectious Diseases”, incrocia i dati della rete di sorveglianza antimicrobica europea (Ears-Net) e giunge alla conclusione che in Europa i super batteri resistenti causerebbero poco meno di settecentomila infezioni ogni anno, di cui trentatremila fatali.

Antibiotico resistenza, cosa è?

L'antibiotico-resistenza è un fenomeno per cui un batterio risulta essere resistente ai farmaci antibiotici. Il sempre maggiore e talvolta spregiudicato utilizzo di antibiotici in zootecnia e agricoltura, anche per scopi non terapeutici, insieme a un fenomeno di sovraprescrizione (la tendenza, ora stigmatizzata, a prescrivere antibiotici anche quando non necessari), ha creato fin dagli anni 50 alcuni ceppi di “super-batteri” mutati in grado di resistere ai più comuni farmaci antimicrobici. Per questo motivo sia l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che altre prestigiose autorità europee e globali (l'americana FDA, la cinese CFDA e l'europea EFSA) stanno mettendo in campo energie e risorse per tentare di sensibilizzare la popolazione su questo argomento nevralgico.

Il tema è cruciale: il rischio è la perdita di efficacia terapeutica degli antibiotici con gravissime possibili ripercussioni sull'umanità intera. Lo studio pubblicato sul Lancet non ne è che una cupa conferma.

In Italia il triste primato europeo, ospedali i luoghi più a rischio

Il fenomeno della antibiotico-resistenza colpisce statisticamente con maggiore frequenza bambini con meno di un anno e anziani sopra i 65 anni di età.

Delle 33mila vittime un terzo sono, purtroppo, italiane. Questo è il dato che emerge dallo studio dell'ECDC. Ben 10762 le morti avvenute in Italia nel 2015: uno sproposito se paragonate alle 1626 della Grecia, altra nazione sul podio dei peggiori.

Secondo lo studio il 75% del fenomeno è da associare agli ambienti sanitari. Sarebbero infatti gli ospedali i luoghi deputati alla maggiore, più rapida e facile diffusione di infezioni batteriche.

Questo, volendo semplificare, accade perché il batterio, da “opportunista” ama riprodursi proprio dove gli è più facile, ossia in un ospite poco protetto, magari perché immunodepresso. Per questo motivo viene raccomandato ai sanitari di lavarsi spesso le mani, di utilizzare attrezzatura sterile e monouso, e di sottoporsi perfino a profilassi vaccinale. Già, perché se – come non tutti sanno – gli antibiotici sono perfettamente inutili su infezioni virali (l'antibiotico agisce sul batterio, non sul virus), è anche vero, secondo alcuni, che “numerose patologie - influenza in primis […] ‘aprono la strada’ ai batteri che causano infezione”.

Essendo il nostro Paese tra i “peggiori”, sarebbe dunque a causa di una seria difficoltà di noi italiani nel recepire una corretta cultura della prevenzione, o forse sono i continui sprechi e tagli di e alle spese sanitarie necessarie susseguiti negli anni da parte di governi di ogni colore ad aver ridotto il nostro sistema sanitario ai minimi termini?

Le stime dell'OMS

Secondo gli autori dello studio, il fenomeno della antibiotico-resistenza sarebbe in costante aumento fin dal 2007. Le strategie di contenimento del fenomeno andrebbero concordate su base locale tenendo conto delle di ciascuno differenze, peculiarità, esigenze.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità – che già aveva lanciato il monito, pressoché inascoltato, lo scorso inverno – ora conferma che senza adeguate misure di prevenzione (anche vaccinali?) da qui al 2050 i super-batteri killer saranno i responsabili della prima causa di morte al mondo, superiore perfino a cancro, diabete e infarti. Dieci milioni di morti all'anno. Con buona pace dei sanitari che non si lavano le mani.