Ieri sera è andato in onda su Rai 2 “Guarda…Stupisci” (sottotitolo: Modesta e Scombiccherata Lezione sulla Canzone Umoristica Napoletana), l’educational show sulla canzone umoristica napoletana che ha come obiettivo quello di raggiungere un pubblico più vasto possibile, soprattutto composto da giovanissimi. Con le due serate su Rai 2, in onda ieri sera e mercoledì prossimo, l’appuntamento televisivo diviene una lezione frontale agli studenti delle discipline dello spettacolo, presenti in studio per assistere allo show. La scenografia, difatti, ricostruisce un’aula magna universitaria, come era già accaduto un anno fa con “Indietro Tutta!

Trenta e l’ode”.

Gli ospiti della prima puntata sono stati Gigi Proietti e sua figlia Carlotta, Tullio De Piscopo, Marisa Laurito e Lino Banfi.

La conduzione e il titolo del programma

Dal Centro di Produzione Rai di Napoli, Renzo Arbore è affiancato da Andrea Delogu (presente anche nello speciale per i trent’anni di “Indietro Tutta!”) e dall’immancabile Nino Frassica.

Il titolo del programma si ispira alla canzone “Agata” composta nel 1937 e nota al grande pubblico per la re-interpretazione di Nino Taranto e Nino Ferrer durante il varietà televisivo Rai: un uomo affranto che riflette in solitudine sul tradimento della propria compagna.

Il “Guarda…stupisci” che diviene ad un più attento ascolto “Guarda…’stu pisci” colloca il significato della canzone su un altro piano di significato, scaturendo il meccanismo comico.

Il contributo di Renzo Arbore

“Razzolare nell’inconsueto”, questo è il diktat perseguito da sempre da Renzo Arbore nel fare tv. In questo caso l’inconsueto è rappresentato dal tema centrale delle serate, ovvero i meccanismi comici che sono funzionali all’entrata dei vari ospiti sulla scena (dal doppio senso alla canzone sceneggiata, ai tic, all’umorismo musicale, all’imitazione, fino alla macchietta).

Renzo Arbore è l’unico della televisione italiana che può maneggiare con cura questa materia, possedendo il background adatto per omaggiare la canzone napoletana e realizzare una sorta di enciclopedia di vezzi artistici.

La sola pecca del programma è la sua durata eccessiva che si estende fino alla terza serata e che trasforma la lezione-spettacolo in un workshop (usando sempre la terminologia da ambiente universitario), ossia una serata in cui si concentrano gli argomenti principali. Sarebbe stato preferibile suddividere il programma in quattro appuntamenti, ma probabilmente il periodo natalizio non ha reso possibile questa ipotesi.