Ramy ha fatto tutto da solo: mentre il senegalese Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo ha sequestrato un bus con 51 bambini a bordo e gli ha dato fuoco, legava i passeggeri e sequestrava i loro telefoni, il tredicenne egiziano ha avuto la prontezza di avvisare la polizia, sventando una strage annunciata. Ora, l'eroe della scuola media Vailati di Crema chiede la cittadinanza italiana per lui e i suoi coetanei; ma Salvini ironizza: "Ramy vuole la cittadinanza per compagni? Si faccia eleggere".

Il "problema" ius soli

"Ancora una volta protagonista di un comportamento degno di un bullo", è il commento dell'assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, alla risposta del Ministro dell'Interno che nega la possibilità di riaccendere il dibattito, mai del tutto spento, sullo ius soli, ovvero la legge che disciplina il conferimento della cittadinanza italiana a chiunque sia nato sul territorio italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

Mentre quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni, alcuni Paesi europei concedono la cittadinanza in mondo condizionato. Infatti, in Italia lo ius soli trova applicazione in circostanze eccezionali.

Il gesto di Ramy non basta

Nonostante sia difficile non considerare il gesto di Ramy come un'azione eccezionale, che merita di essere premiata, il Ministro dell'Interno ha lasciato intendere che anche se il ragazzo venisse premiato, questo rimarrebbe un caso singolo e singolare. A tal proposito, il sindaco di Milano, Beppe Sala, accusa Salvini di sviare il dibattito e sottolinea la necessità di affrontare nuovamente la tematica dello ius soli con una consapevolezza diversa: "Mentre in Italia ci sono l’8,5% di immigrati o di non italiani d’origine, a Milano ce n’è il 19% e alla fine la città funziona.

È fatica l’integrazione, certo che è fatica. Niente è semplice, ma non bisogna rifiutare le scelte difficili, se hanno senso per il futuro".

La legge del 2015: ius soli temperato e ius culturae

Nel 2015 la camera ha approvato la nuova legge sulla cittadinanza che è ancora in attesa di essere esaminata dal Senato. Il testo unificato modifica il vecchio testo di legge del 1992, introducendo una novità: lo ius soli temperato.

Il primo consiste nel conferire la cittadinanza ad un bambino nato in Italia sole se uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno cinque anni. Se, invece, i genitori non sono europei, si aggiungono altre tre condizioni:

  • Il reddito non deve essere inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
  • La famiglia o il genitore devono risiedere in un alloggio che sia idoneo ai requisiti stabiliti per legge;
  • Il soggetto interessato deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

Un'altra novità è quella dello ius culturae: i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni possono richiedere la cittadinanza italiana a patto che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico; mentre i ragazzi nati all’estero, che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni, devono aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

La vicenda di Ramy pone di nuovo luce su un nodo della Politica italiana più volte affrontato ma mai sciolto. L'evolversi del dibattito permetterà di capire se questo resterà l'ennesimo tentativo oppure segnerà la ripresa dei lavori per una chiara legge sulla cittadinanza.