L'altro ieri almeno una ventina di persone sono morte in mare davanti alle coste di Lampedusa tentando di approdare in Europa. Due giorni dopo, rimane il senso di vuoto morale della Politica. Quando accadono cose del genere, la politica dovrebbe mostrarsi responsabile, dire parole (e far seguire fatti) che lascino intravedere non dico una soluzione, ma almeno una luce in fondo al tunnel, perché davanti abbiamo una mattanza che negli ultimi sei anni ha causato oltre 19 mila morti, quella del riconoscimento del valore della vita di chi emigra o il suo disconoscimento: né va del fondamento stesso della nostra civiltà.

La reazione abituale dei politici italiani invece è mettere mano allo smartphone e twittare. La ricerca di una colpa altrui è il massimo della visione politica cui ambiscono i rappresentanti della Nazione, lo scaricabarile come mezzo di auto-emendamento.

La destra incolpa i buonisti

Inizia Matteo Salvini che a commento della morte di oltre venti persone, affogate in mare, tra le quali 8 bambini, cinguetta "la cronaca torna a regalarci altri morti a Lampedusa, figli del buonismo" e incolpa il Governo di avere "permesso che i traffici riprendessero" avendo lasciando intendere "che in Italia c'è posto per tutti". L'alternativa di Salvini chiudere i porti, legare le mani alle ONG con il decreto-sicurezza bis e bloccare le partenze attraverso la detenzione nel campi libici, non condurrebbe a soluzioni più dignitose.

Se è vero che dall'inizio dell'anno le partenze sono diminuite e di conseguenza anche le morti in mare (che ammontano comunque a più di un migliaio), non sapremo mai quanti sono i migranti uccisi o torturati nelle carceri libiche, ove non esiste il concetto di diritti umani. Poca luce in fondo al tunnel.

A sinistra non va meglio: parole forti, ma pochi fatti

Poca luce anche nelle parole degli indignati di sinistra che si scagliano contro il leader della Lega. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando arriva ad affermare che Salvini "dovrebbe vergognarsi" in quanto "responsabile di una cultura del genocidio" e addita l'ex-ministro come responsabile della strage in mare, causata "dalla criminalizzazione delle ONG".

A parole di riprovazione così forti, dovrebbero seguire i fatti. Le frasi di Orlando, pur eccessive nella forma, rispecchiano il sentire espresso a più riprese dai tanti rappresentanti della sinistra, oggi governativa, la quale però tarda a prendere posizioni concrete e unanimi per l'abolizione dei decreti di matrice leghista sull'immigrazione. Purtroppo, il tema dei morti in mare sembra essere prioritario su Twitter, non in Parlamento, non nella dialettica intergovernativa. Forse il tema potrebbe portare a qualche frizione con il Movimento 5 Stelle, che sui morti in mare davanti a Lampedusa si è espresso con un rumorosissimo silenzio. Non sembra però probabile che il Governo possa subire scossoni: i decreti sicurezza sono venuti alla luce nell'esperienza di Governo condivisa M5S-Lega, ma fanno parte del patrimonio legislativo di Salvini, non di Di Maio.

Non ci sono ragioni valide ora per non pretendere lo smantellamento dei decreti sicurezza. Non vale nemmeno la scusa di non voler dispiacere un certo elettorato: la corsa a destra, all'inseguimento di Salvini non porta bene, l'esito delle elezioni europee l'ha detto in modo eloquente. Matteo Orfini riassume il concetto in un tweet: la colpa dei morti in mare non è attribuibile solo ai decreti-sicurezza, ma "anche a chi ha paura di abrogarli. Quindi anche nostra, del nostro Governo, del mio partito".