Lo smart working in Italia prima della Covid-19, per la maggior parte dei lavoratori italiani era sconosciuto. Erano poche le aziende del nostro Paese che consentivano il lavoro agile ai propri dipendenti. A causa del coronavirus lo smart working si trova sotto i riflettori all’improvviso e continua ad essere argomento principale anche dopo il lockdown.

Sono tantissime le aziende che continuano a far lavorare i propri dipendenti da casa. Il lavoro agile da un lato ha fatto risparmiare ai lavoratori gli spostamenti casa-lavoro, ma ha creato anche dei disagi, secondo l'indagine della Cgil, infatti parte degli italiani vorrebbero tornare in ufficio e ritrovare quella parte di vita sociale che, in questi mesi, hanno un po' perso.

Decreto Rilancio

Il decreto Rilancio si pone l’obiettivo di definire le regole da seguire per continuare ad attuare lo smart working sia nella pubblica amministrazione sia nel privato. Fino alla fine del mese di luglio i genitori dei lavoratori dipendenti del settore privato con almeno un figlio a carico minore di 14 anni hanno diritto ad usufruire del lavoro agile, purché tale procedura sia compatibile con le caratteristiche della prestazione e che non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti a sostegno del reddito o che non vi sia un genitore non lavoratore.

Il telelavoro, secondo il decreto Rilancio, sia per la pubblica amministrazione sia per i lavoratori dipendenti privati potrà essere applicato fino al termine dello stato di emergenza, ma non oltre il 31 dicembre 2020.

Conseguenze dello smart working

Da un lato lo smart working, sicuramente, ha favorito la diminuzione del rischio di contagio. Dall’altro lato, però, ha messo in ginocchio molte attività commerciali. I negozi e ristoranti che sono riusciti a riaprire dopo il lockdown hanno visto i loro ricavi diminuire drasticamente, c’è stato un calo del 90%.

“Se la situazione dovesse protrarsi per tutto il periodo estivo, a settembre il 40% delle attività rischia di chiudere” - afferma Daniele Brocchi, coordinatore dell’Associazione Assoturismo Confesercenti Roma. I più colpiti sono gli esercizi pubblici del centro di Roma, frequentati prima dello scoppio della pandemia, dai dipendenti delle aziende pubbliche e private durante la pausa pranzo.

Indagine sullo smart working

La Cgil la Fondazione Di Vittorio hanno promosso un’indagine sul lavoro agile, dalla quale è emerso che gli italiani che si sono ritrovati a lavorare da casa a causa del Covid-19 sono stati 8 milioni. Prima della pandemia erano circa 500mila.

L’indagine è servita anche per scoprire il parere degli italiani su questa nuova modalità di lavoro: il 60% degli intervistati vorrebbe continuare il telelavoro anche dopo la fine dell’emergenza, mentre il 20% vorrebbe tornare negli uffici.

Per alcuni questa modalità di lavoro è più stressante caratterizzata da orari lavorativi peggiori, solitudine e incertezza sul futuro.

Inoltre, da chi è stata presa la decisione di attivare lo smart working?

Per il 37% è stato attivato in accordo con il datore di lavoro, per il 36% è stato deciso in modo unilaterale dal datore di lavoro, mentre per il 27% è stato attivato grazie all’intervento del sindacato.

Se lo smart working continuerà ancora nei prossimi mesi secondo il leader della Cgil, Maurizio Landini, nella redazione dei nuovi contratti bisognerà affrontare i problemi emersi dalla sua applicazione: prevedere pause, distinguere tra lavorare il giorno e la notte, di sabato e festivi.