Intervistiamo Cosimo Ferri, parlamentare di Italia Viva, che da anni lavora per far rinascere e sviluppare le eccellenze della sua regione, la Toscana, e in particolare la provincia in cui vive da sempre, Massa e Carrara. Con lui abbiamo discusso di occupazione, giovani e infrastrutture- tre temi centrali per far ripartire la provincia - ma anche della pandemia di Covid e di come, un evento così tragico, possa essere il motore per un cambiamento strutturale dell’economia dell’area.

Da anni la provincia di Massa-Carrara ha un livello di disoccupazione più alto rispetto al resto della regione. La situazione è migliorata: la disoccupazione è passata dal 10% al 7% nel 2019. In che modo Italia Viva cercherà di migliorare questi numeri?

Vogliamo iniziare un piano serio per far ripartire l’economia e il lavoro del nostro territorio, soprattutto facendo riferimento ai giovani.

Le crisi industriali degli anni passati hanno lacerato questa provincia e hanno devastato l’ambiente e ora dobbiamo progettare e programmare un piano industriale compatibile con l’ambiente. Per questo credo sia opportuno iniziare realizzando finalmente il recupero ambientale di due siti, il Sin e il Sir che da troppi anni sono stati dimenticati.

Ha subito parlato di giovani. Che messaggio dà Italia Viva alle nuove generazioni?

Come dicevo, bisogna dare spazio ai giovani e ripensare queste aree come poli attrattivi per una nuova industria pulita, che valorizzi il territorio, che dialoghi con eccellenze universitarie come l’Istituto Sant’Anna di Pisa, la Scuola IMT Alti Studi Lucca, nonché con le università statali di Pisa e di Firenze.

Potremmo in questo modo creare dei collegamenti più stretti tra il mondo universitario e quello delle aziende facendo nascere un canale di accesso diretto dall’università al mondo del lavoro. Questa strategia porterebbe nuovi giovani sul territorio e farebbe ritornare i giovani della provincia che spesso provano a cercare il loro spazio altrove.

Chiaramente serve un piano economico che guardi al futuro. Quali ricette fiscali proponete?

Non mi accontento delle parole. In concreto dobbiamo investire per incentivare le imprese: bisogna diminuire la pressione fiscale e le tasse sul lavoro, creare delle zone franche urbane ancora più estese e poi sviluppare tutte le opportunità offerte dall’Europa e dai finanziamenti europei.

C’è poi il tema di come spendere il Recovery Fund. Credo si debba alzare la voce a livello regionale, con la regione Toscana, perché questo denaro si spenda in modo mirato nelle province. Sulle infrastrutture chiediamo che la regione crei una rete che tenga collegate tutte le province e quindi che non lasci indietro nessuno e così consenta anche alle province più piccole di avere infrastrutture.

Il marmo è uno dei settori più importanti di questo territorio. Quale peso ha il settore delle cave nell’economia e come pensate di rilanciarlo?

Anche in questo caso bisogna pensare in modo sistemico. Dobbiamo pensare di creare un polo che non sia solo legato all’estrazione dei marmi, ma che possa portare all’economia della provincia ricchezza e introiti anche in altri settori.

Credo, per esempio, che sia importante investire di più nella filiera produttiva collegando il marmo alla lavorazione, all’arte, alla cultura, all’oggettistica, insomma sfruttando tutte potenzialità nel territorio. Le faccio un altro esempio: con il marmo possiamo attirare grandi gruppi industriali e grandi artisti dall’Europa o dagli Stati Uniti qui, a Carrara, a scegliere i marmi. Questo vuol anche dire fargli scoprire il territorio, i prodotti tipici, le produzioni agricole, le bellezze artistiche. In questo modo è possibile creare un circolo virtuoso e spingere i nostri visitatori a tornare, magari a comprare una casa, o semplicemente a parlare nel mondo della nostra provincia.

E poi c’è il settore dell’agricoltura, dei prodotti tipici, del ritorno al territorio...

Certo. Qui i giovani ancora una volta sono la nostra principale risorsa. Quello che vorrei fare è creare un sistema che li faccia rimanere sul territorio a lavorare nei tanti settori che possiamo sviluppare nei prossimi anni. Pensiamo all’agricoltura. Sarebbe bello rilanciare la Banca delle terra, un progetto di qualche anno fa, che prevedeva di valorizzare l’agricoltura e il territorio. E proprio la Covid ci ha insegnato tanto da questo punto di vista: il lavoro è sempre più diffuso, quindi ci sarà un ripopolamento delle nostre aree, si punterà sull'agricoltura avanzata. Penso ad aree come il Candia e la Lunigiana. Ci sono infinite possibilità su cui lavorare...

Ovviamente le persone devono essere portate qui, servono infrastrutture veloci e moderne, che progetti avete?

Negli anni abbiamo risentito tanto del problema delle infrastrutture. Dobbiamo potenziare i mezzi pubblici e in particolare il treno. In questo modo possiamo collegare Massa e Carrara a Milano, a Firenze, ma anche all’Europa. Dobbiamo essere i primi a lanciare un piano strategico del lavoro che rivitalizzi il territorio, riportando qui i grandi professionisti che oggi grazie a internet e allo smart working possono lavorare lontano dalle città, in un territorio piccolo, vivibile, con una qualità della vita elevato e un costo accessibile. La stazione di Massa deve essere centrale in questo progetto. Massa è la provincia della Toscana più vicina alla Liguria e all’Emilia-Romagna e la sua collocazione geografica è strategica, per questo servono infrastrutture moderne, sia per raggiungere il porto che gli aeroporti della regione.

Proprio il porto di Marina di Carrara deve essere rilanciato e sviluppato.

Non solo treni. Crede che la Toscana abbia bisogno di grandi opere?

Certo. L’ultima grande opera che è stata fatta su questo territorio è la strada dei marmi ma in questo momento manca una visione sul tema della grandi opere: dobbiamo sia difendere il il suolo che puntare sugli investimenti. Non possiamo più tollerare che a cinque mesi dal crollo del ponte di Albiano Magra non ci sia ancora una risposta concreta del governo e del commissario nel realizzare l’opera. Proprio su questo tema, noi come Italia Viva, abbiamo lanciato il piano Italia Shock, il piano delle infrastrutture, meno burocrazia e più responsabilità delle istituzioni nel dare delle risposte certe sui tempi, perché quello che è successo ad Albiano Magra non va bene: a cinque mesi non c’è un piano di viabilità alternativa e non è neppure iniziato il cantiere per la ricostruzione del ponte.

Con il Covid la provincia di Massa-Carrara potrebbe diventare uno dei luoghi dove diversi professionisti dalle grandi città italiane e del mondo vengono a lavorare. Italia Viva è pronta a costruire un sistema che li accolga rivoluzionando il mondo del lavoro e portando così a Massa-Carrara nuovi ingressi di denaro?

L’emergenza sanitaria e la Covid, nella loro drammaticità, possono anche reimpostare il modo in cui facciamo investimenti sul territorio. Ad esempio, una strada da seguire è quella del ripopolamento e dell’agricoltura. Abbiamo il Candia e la Lunigiana e i loro prodotti tipici che devono essere al centro della nostra strategia di rinascita.

Altro settore interessante per stabilire contatti con l’Europa e il mondo è quello delle fiere, come vi volete muovere?

Il sistema fieristico va rilanciato: questo territorio ha una fiera che ha grandi potenzialità che devono essere sfruttate, quindi bisogna pensare a un piano industriale e commerciale che possa essere il polmone della provincia, sia per attrarre turismo che per attrarre addetti ai lavori, sempre all’interno di un progetto di sistemico collegato, che valorizzi ogni singola parte del territorio. La fiera del marmo attira migliaia di persone che poi visitano le cave, scoprono le ricchezze sia delle nostre montagne che del mare. Questo polmone della fiera che oggi è ammalato deve essere curato, non solo rilanciando il settore fieristico ma rilanciando tutto quello che ruota intorno a esso. Seguendo giustamente quanto sta accadendo alla fiera di Milano, questo territorio deve avere il coraggio di far ripartire questo settore con il piede giusto e in sicurezza.

Una domanda più personale legata alle sue origini in Lunigiana. Suo padre, Enrico Ferri, ha sempre contribuito in modo determinante allo sviluppo del territorio di quest’area, lei ha continuato questo percorso. Quali sono stati i provvedimenti che hanno permesso di creare in Lunigiana un modello di sviluppo positivo per il lavoro che potrebbero essere portate anche nelle provincia di Massa-Carrara?

Quello che abbiamo creato è un modello che ha portato molto turismo, sulla cultura e sulla qualità della vita. Oggi anche con la Covid, i comuni della Lunigiana, anche quelli montani, si sono ripopolati. Questo modello ci deve insegnare che va sempre evitato lo spopolamento e che questi territori non vanno mai indeboliti, chiudendo caserme e ospedali perché se noi non li avessimo difesi oggi questa ripartenza non sarebbe possibile.

Il sistema Lunigiana ha tenuto grazie alle tante battaglie fatte in questi anni in difesa degli ospedali, in difesa delle caserme, in difesa dell’ambiente e dello sviluppo turistico e culturale. Se noi avessimo fatto passi indietro su questi temi avremmo perso questa grande opportunità. Spesso la Politica regionale e nazionale sbaglia credendo che il taglio agli sprechi si possa fare a discapito dei servizi sul territorio. Noi diremo sempre di no a questo approccio. Tagliamo gli sprechi ma non ciò che è garanzia del suolo, del territorio e della salute pubblica.