Natale, Covid, Dpcm, Regioni gialle, arancioni e rosse. Stop agli spostamenti tra Comuni, ristoranti chiusi alle 18, veglioni solitari. Si avvicina il momento della firma del nuovo decreto che regolerà le vite degli Italiani durante le feste e, da quando il suo contenuto è stato reso pubblico, si è scatenata un'accesa battaglia tra coloro che sostengono la morigeratezza e l'isolamento, in nome della tragedia che affligge la nazione e il mondo intero, e coloro che invece vorrebbero poter incontrare amici e famigliari almeno in questa occasione. Sui social infuria la polemica, con accuse a seconda delle parti di cieca sottomissione o di freddo egoismo, ma è davvero così sbagliato il desiderio di voler fare festa, nonostante tutto?

L'esempio della storia

Festeggiare in tempi di crisi è davvero da irresponsabili? Davvero è qualcosa di abietto, malvagio e crudele? La risposta viene dalla storia: in ogni epoca, durante i periodi di grandi calamità, vengono riportati casi di cittadini che festeggiano, si godono la vita e si danno anche a sprechi e vizi esagerati, che sembrano riprovevoli visto il momento di difficoltà che la nazione, o il mondo intero, stanno vivendo. Mentre i soldati italiani morivano nelle trincee della Grande Guerra, nelle città continuavano i ricevimenti e il lusso, e mentre buona parte della popolazione era stremata dall'occupazione tedesca e dal razionamento dei viveri, pochi eletti continuavano a vivere serenamente, senza mitigare il proprio stile di vita.

Ancora, spostando lo sguardo all'America della Guerra di Secessione, nel Sud affamato e piegato dal blocco navale dell'Unione, arrivavano di contrabbando carichi non di viveri o di armi, ma di champagne, sete, profumi e articoli di lusso. Da questo punto di vista, festeggiare in epoca Covid non sembra così strano.

Il festeggiamento è solo mancanza di empatia?

Sebbene in certi casi la risposta sia affermativa, festeggiare, darsi ai vizi e mangiare e bere a dismisura sono tutti mezzi attraverso i quali l'essere umano riafferma in qualche modo la propria esistenza e la propria appartenenza vita. Si tratta di un meccanismo della mente umana, che permette di contrastare in una certa maniera tutto l'orrore e la paura per una situazione, come quella attuale, in cui l'individuo si sente perso e privo di punti di riferimento.

Inoltre, è doveroso ricordare infatti che una situazione come quella della pandemia di Covid-19, che ha profondamente impattato sulle vite di tutti e che costringe tutti a sopportare limitazioni e paure, ha effetti diversi sulla psiche di ciascun soggetto, e che per combattere le sensazioni negative la mente mette in atto strategie diverse e, all'apparenza, a volte anche difficili da comprendere. Festeggiare è una di queste, ma non solo: è un ritorno, almeno temporaneo, a una normalità che la maggior parte della popolazione sente come lontana ma non vuole considerare come ormai persa.

La maschera della morte rossa

Chi ha dimestichezza con i racconti di Edgar Allan Poe ricorderà certamente The Masque of the Red Death, in cui il principe Prospero decide, per sfuggire alla pestilenza, di rinchiudersi nel proprio palazzo assieme ad un migliaio di amici e cortigiani.

All'interno delle mura le giornate trascorrono tra giochi, risate, feste danze e spettacoli di giullari. Anche in questo esempio letterario traspare dunque la stessa volontà di 'cancellare' la malattia e la paura tramite la feste e l'allegria. L'epilogo, come è noto, è tragico, e può invitare (nonostante la lontananza storica) a una maggiore riflessione su ciò che possiamo o non possiamo fare in questo periodo di Covid e festività.

La particolarità del Covid

La sostanziale differenza tra la situazione attuale e quella vissuta durante i periodi di guerra, tuttavia, è che coloro che decidevano di esagerare con i festeggiamenti non ponevano a rischio la salute di nessuno, e non c'era alcun impatto sulla società.

In una condizione di pandemia, invece, il virus è un nemico invisibile e presente anche tra le mura domestiche, e chi obbedisce all'impulso di combattere la paura con una festa corre il rischio reale e concreto di infettare, magari con esiti fatali, amici e parenti. Da questo punto di vista, la voglia di festeggiare si configura come un atto comprensibile e dettato da profonde ragioni psicologiche, ma rimane tuttavia un gesto estremamente pericoloso, con possibili conseguenze tragiche.