Il nuovo Dpcm è già in vigore dal 4 dicembre, ma questa è la fase in cui gli italiani provano a capire alcune norme. Quelle che, al momento, fanno maggiormente discutere sono quelle relative al periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio. Le disposizioni governative sono finalizzate a contenere il movimento delle persone ed ecco che, in quel range temporale, non sarà possibile compiere movimenti interregionali se non corredati da autocertificazione con motivi di lavoro, salute o necessità. Nicola Porro, nel corso della sua quotidiana Zuppa, ha criticato l'idea che qualcuno etichetti come "cavillo" la possibilità di spostarsi anche in quelle date facendo leva sul diritto di rientrare nella propria abitazione.

A suo avviso questa sarebbe una "libertà" e non certo un sistema per avvantaggiarsi rispetto al divieto di spostamento derivante

Zuppa di Porro focalizzata, tra le altre cose, su un paggio de Il Messaggero

L'opinione di Nicola Porro arriva nel momento in cui molti quotidiani offrono riassunti schematici di ciò che è stato disposto dal nuovo Dpcm. "Il giornale più interessante - spiega il conduttore di Quarta Repubblica da questo punto di vista è Il Messaggero".

Il quotidiano in questione riporta che in base al comma 4 dell'articolo 1 del Dpcm è sempre possibile tornare nella propria abitazione di residenza. Se qualcuno esce dal comune di residenza prima del giorno di Natale, in una data in cui è vietata la mobilità tra i comuni, ha il diritto di tornare nella propria abitazione.

Lo stesso discorso, in teoria, può essere fatto per coloro i quali si trovino fuori dalla propria regione prima del 21 e avranno diritto di rincasare anche nel range temporale oscillante tra il 21 dicembre ed il 6 gennaio. Quando, come è noto, la mobilità tra le regioni, anche ove queste fossero gialle, resta vietata. Nel trafiletto de Il Messaggero si dice che "è bene attendere le delucidazioni in arrivo da Palazzo Chigi".

Nicola Porro spiega che il nuovo Dpcm deve stare sotto la Costituzione

Il passaggio è contenuto in un più ampio servizio nell'edizione de Il Messaggero del 5 dicembre. A Nicola Porro non va giù che si utilizzi il termine "cavillo" per una facoltà che, a suo avviso, è nell'ordine dei diritti costituzionali. "Quello - tuona il giornalista - non è un cavillo.

Il mondo è fatto di libertà. L'idea che uno possa ritornare nella propria residenza si chiama libertà, diritti costituzionali, principi base di una liberal-democrazia".

"Quel cavillo - ha chiosato - è stato inserito, perché sarebbe stato incostituzionale spiegare che Nicola Porro non sarebbe potuto tornare nella sua residenza se fosse partito prima del 20 dicembre".

"Questa - ha incalzato rivolgendosi anche ai colleghi- si chiama libertà, siete tutti impazziti, ve lo dico francamente".

E poi manifesta qualche riserva sul Dpcm: "Creo molto più rischi ad andare in auto nella seconda casa, che portandomi il virus nella seconda casa con mia moglie dove posso stabilmente stare".