La libertà di stampa e di espressione fanno parte dei diritti inalienabili: basilari nelle società definite “democratiche”, i due principi, però, stanno subendo negli anni una grossa involuzione che rende il lavoro giornalistico sempre più difficile. Questo trend negativo non si registra solamente in quei paesi considerati regimi oppressivi (quali Cina, Corea del Nord, Eritrea e altri) ma anche nelle società pluralistiche. Infatti, il Liberties Rule of Law Report 2025, pubblicato da Civil Liberties Union for Europe, mostra come in molti dei 21 paesi europei analizzati ci siano stati peggioramenti significativi sull’ autonomia divulgativa dei settori dell’informazione (giornalisti freelance, radio, social media, TV) a causa soprattutto di elevata corruzione o di ingenti pressioni politiche sui canali di informazione.
Alcuni casi dei giornalisti repressi in Europa
Sono diversi gli esempi di questi abusi (morte, ritorsioni, censura e imprigionamenti legati esclusivamente all’attività di diffusione di notizie) avvenuti negli ultimi anni in Europa. La giornalista Daphne Caruana Galizia, famosa per le sue indagini sull'alta corruzione politica a Malta, venne uccisa da un'autobomba nel 2017.
Ci fu poi l’omicidio di Giorgos Karaivaz nel 2021: era un giornalista investigativo greco che indagava su corruzione e criminalità organizzata collegata al governo ellenico.
In Slovacchia, Il governo del leader Fico oltre ad aver approvato nel 2024 una riforma della società che gestisce il servizio pubblico radiotelevisivo del paese prevedendo il licenziamento della maggior parte dei dirigenti del canale, compreso l'amministratore delegato (sostituito da un direttore eletto dal governo), ha proposto degli emendamenti per introdurre un “diritto di correzione”, che obbligherebbe i media a cambiare i contenuti che danneggiano “l’onore, la dignità o la buona reputazione” del richiedente.
Le modifiche prevedono anche la possibilità per la pubblica amministrazione di chiedere il pagamento di una somma per le domande di informazioni giudicate “eccezionalmente lunghe e complicate”.
C'è poi il caso di Julian Assange, che nel settembre 2011 aveva annunciato di avere reso consultabile in rete, attraverso l'immissione di una parola-chiave, l'intero archivio dei cablogrammi contenenti informazioni confidenziali inviate dalle ambasciate statunitensi al Dipartimento di Stato.
Da quel giorno per lui sono arrivate una serie di pressioni del governo USA.
La situazione italiana
L’Italia non fa eccezione. Nell’Indice della Libertà di Stampa 2024 stilato da Reporters Senza Frontiere, il nostro paese occupa la quarantaseiesima posizione, peggiorando il dato dello scorso anno che la vedeva invece quarantunesima.
È probabile, però, che il dato sia costretto a peggiorare nel 2025. A preoccupare è soprattutto la situazione legata alla TV nostrana, infatti dopo la censura subita da Ghali al festival di Sanremo 2024, i sindacati dei giornalisti Rai, con un primo comunicato dell’11 aprile affermano che: “La maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono. Lo ha fatto attraverso la Commissione di Vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk show senza vincoli di tempo e senza contraddittorio’’. Mentre in un secondo comunicato del 21 aprile si legge: “il controllo dei vertici Rai sull’informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante.”
Si ricorda inoltre il caso Scurati, avvenuto ad aprile 2024, quando un suo monologo, previsto per il programma "Che sarà" su Rai 3, venne cancellato poco prima della messa in onda.
Esso conteneva critiche esplicite al governo italiano, accusandolo di non rinnegare il fascismo e di riscrivere la storia.
Il 28 agosto scorso, il climatologo Antonello Pasini aveva denunciato di aver subito una censura che ha colpito una parte del suo intervento al TG1, in cui parlando degli episodi di maltempo che hanno colpito il casertano e l’Irpinia l’esperto del CNR aveva collegato questi fenomeni al cambiamento climatico, ma nel servizio andato in onda questo passo non era presente..
Risulta quindi evidente che ci sia una problematica rilevante, di cui è importante prendere atto in quanto in un qualsiasi dibattito in un paese democratico esprimere la propria opinione è una responsabilità oltre che un diritto.