Montana, 1993. L'adolescente Cameron si gode l'annuale festa di ballo organizzata dalla sua scuola, baciando in bocca una sua compagna e generando uno scompiglio generale. La decisione dei genitori è quella di iscrivere Cameron in un centro religioso che proverà a guarirla dall'omosessualità. Questa è la stringata sinossi con la quale si potrebbe presentare La diseducazione di Cameron Post, film che il Sicilia Queer Filmfest propone in anteprima giovedì 24 gennaio presso il Cinema De Seta dei Cantieri Culturali alla Zisa, in lingua originale e sottotitoli in italiano (ingresso ore 21, 4 euro per possessori di queer card, 5 euro per tutti).

Tra i migliori film queer del 2018 secondo Indiewire

Diretto dalla regista americana di origine iraniana Desiree Akhavan, il film ha ricevuto recensioni assai positive, ed è stato inserito dalla rivista Indiewire tra i migliori dieci film a tematica omosessuale del 2018. Tratto da un romanzo del 2011 di Emily Danforth, il film non segue esclusivamente la vicenda di Cameron, ma una pluralità di personaggi che convogliano nel centro riabilitativo religioso, diventando un racconto corale e polifonico di varie esperienze omosessuali. Cameron Post resta comunque la magnetica protagonista della storia. Il suo personaggio è interpretato dall'attrice Chloe Grace Moretz, astro nascente già visto in film di spessore d'autore come Sils Maria di Olivier Assayas e il recente Suspiria di Luca Guadagnino.

Come scritto da lezopop.it, 'il centro della storia ruota intorno alla promessa di guarigione'. Un tema che oggi sembra tornare attuale anche in molte democrazie occidentali, nonostante la comunità scientifica sia piuttosto concorde nel non considerare l'omosessualità una malattia. Per questo, attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, il Sicilia Queer Filmfest si è reso disponibile a organizzare proiezioni mattutine per le scuole.

Anteprima Queer: c'è anche il cortometraggio Magma di Giuseppe Carleo

L'anteprima Queer del 24 gennaio si apre con un coraggioso e atteso cortometraggio del giovane regista palermitano Giuseppe Carleo. Il corto s'intitola Parru pi tia e ha un certo valore antropologico, poiché parla della pratica siciliana nota come 'fattura d'amore'.

Girato integralmente sulle terrazze degli edifici del popolare quartiere di Ballarò, Parru pi tia è recitato esclusivamente in siciliano e sono palermitani praticamente tutti i membri del cast. Carleo si è fatto promotore di un'indagine della realtà a partire dall'indagine della sua città, Palermo, secondo un linguaggio filmico che ha recentemente trovato l'apprezzamento, durante una cerimonia ufficiale, anche del regista palermitano Franco Maresco.