Si è materializzata stamattina, in maniera ufficiale, la messa in stato d'accusa del presidente Giorgio Napolitano: dopo settimane di annunci e di attesa, il Movimento 5 Stelle ha presentato la propria denuncia ai danni del Capo dello Stato, reo di aver violato, secondo i pentastellati, "sotto il profilo oggettivo e soggettivo, e con modalità formali ed informali, i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana".

La richiesta di Impeachment, richesta dal M5S di Camera e Senato, è articolata in sei punti ben precisi e dettagliati:

1.

Espropriazione della funzione legislativa del Parlamento ed abuso della decretazione d'urgenza.

2. Riforma della Costituzione e del sistema elettorale

3. Mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale

4. Seconda elezione del Presidente della Repubblica

5. Improprio esercizio del potere di grazia

6. Rapporto con la magistratura Stato-mafia 

Secondo l'accusa Napolitano "non sta svolgendo il suo mandato in armonia con i compiti e le funzioni assegnatigli dalla Costituzione e rinvenibili nei suoi supremi principi". Inoltre il Capo dello Stato avrebbe "abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri", alterando il sistema costituzionale italiano.

Non si sono fatte mancare le reazioni politiche a questo atto.

Il più duro, il capogruppo alla Camera del PD Roberto Speranza, ormai in conflitto aperto con i Cinque Stelle: "Un atto scellerato volto a far saltare le fondamenta dello stato democratico". Walter Verini aggiunge: "L'escalation eversiva e squadrista dei 5 Stelle non conosce limiti. Bloccano il Parlamento, occupano le commissioni ed ora vogliono colpire la figura garante della democrazia italiana".

Si preannuncia, quindi, uno scontro sempre più acceso, dentro e fuori dal Parlamento. Non si sa come potrà finire questa faccenda, ma un fatto resta: una delle cartucce promesse in campagna elettorale da Beppe Grillo e dai suoi è stata sparata.