La battaglia contro i social network viene dalla Turchia, dove il 30 marzo 2014 ci saranno le nuove elezioni politiche. Il leader turco Recep Tayyip Erdogan, già durante la rivolta di Gezi Park si era scagliato contro tutte le piattaforme di comunicazione e condivisione Internet, definendole una minaccia per la società.



La battaglia contro Twitter e Facebook da parte del leader islamico moderato è sempre più accesa e promette che dopo le elezioni amministrative del 30 marzo 2014 prenderà delle misure drastiche, compresa la chiusura di Facebook e Youtube.



L'avversione di Recep Tayyip Erdogan per i social network è dovuta al fatto che i suoi oppositori pubblicano ogni giorno su Facebook, Youtube e Twitter registrazioni telefoniche e intercettazioni che testimoniano la corruzione e gli scandali nei quali è invischiato.



I giudici anticorruzione sono stati recentemente destituiti ed è da allora che su Internet sono comparse le intercettazioni telefoniche del leader politico.



I giovani ribelli turchi usano Twitter per comunicare e organizzarsi e Recep Tayyip Erdogan, leader del partito Akp, ritiene opportuno chiudere tutti i social network per evitare insurrezioni.



Il leader politico sta lottando per sopravvivere, dal momento che è invischiato in scandali e corruzioni da dicembre 2013; le nuove elezioni politiche del 30 marzo 2014 rischiano di fare andare al potere l'opposizione.



I sondaggi danno Recep Tayyip Erdogan circa al 40%, contro il 50% del 2011, mentre il partito d'opposizione arriva al 30%. La chiusura dei social network è fortemente osteggiata sia dal partito di opposizione Chp di Kemal Kilicdaroglu, che dal capo di stato Abdullah Gul, il quale giudica improponibile chiudere delle piattaforme riconosciute in tutto il mondo.