Una nuova moda, tagliare la spesa pubblica, ciò che un tempo era la lotta all'evasione, ora diventa taglio allo spreco. Mai parole e intenti sembrerebbero intelligenti, in un Paese che ha nel mostro della politica e della burocrazia, un tesoretto che vale decine di miliardi. La premessa dunque fa sorridere e forse, per gli ottimisti, ben sperare, esitono diverse soluzioni praticabili, ma ancora una volta, sembra che colpire nel mucchio sia quello più usuale e facilmente adottabile. Ma cerchiamo di essere pratici e facciamo qualche esempio:
- taglio degli stipendi dirigenziali statali;
- abolizione del bicameralismo perfetto e dunque del Senato della repubblica;
- taglio netto e perentorio alle Regioni (stipendi, gettoni di presenza, consulenze esterne e simili).
Fin qui niente di male, anzi, tutti atti dovuti per riportare la politica verso una gestione che sia quantomeno moderna, però non basta, e allora?
Il comparto sicurezza e difesa sembra quindi il bacino ove poter attingere, tagliare, bloccare, ridurre. A fronte di leggi "svuotamento carceri", corriamo il rischio di vedere diminuire ulteriormente personale e risorse per la sicurezza dei cittadini.
Razionale sarebbe ottimizzare le strutture sul territorio, evitare sprechi, ritoccare persino gli stipendi di dirigenti e quindi alti ufficiali, ma ad oggi, come spesso accade, a pagare caro sono la truppa e i sottufficiali. Blocco degli stipendi dal 2010 fino al 2014, mancati pagamenti di assegni funzionali e scatti di avanzamenti di grado, una manciata di euro certo, ma che per molte famiglie di militari, colpiscono duramente l'economia domestica.
In uno stato sprecone, circa 800 miliardi di euro il costo dello Stato, colpire in basso non è la risposta, ridurre ancora una volta la capacità operativa di chi vive e lavora in mezzo alla strada, al servizio del cittadino, rischia solo di creare insicurezza, malcontento e permettere l'aumento, ormai costante, dei reati predatori che notoriamente sono quelli che incidono maggiormente sul benessere del cittadino stesso.
Per ora non si può che rimanere in attesa, nei primi giorni di aprile, il documento finanziario del Governo, indicherà dove saranno rivolti i tagli, siamo fiduciosi, vogliamo esserlo, perchè se così non fosse, non rimarrebbe nemmeno la speranza.