Il terzo governo tecnico esecutivo Renzi, dopo il lungo braccio di ferro con l'ex premier Silvio Berlusconi, è riuscito ad ottenere, nella tarda serata di ieri, il sì della maggioranza per il dl lavoro, con 158 favorevoli e 122 contrari; l'approvazione ha scatenato le polemiche dei parlamentari del M5S i quali per protesta ci sono ammanettati tra di loro; il decreto, con scadenza il 19 maggio, tornerà alla Camera lunedì prossimo e il ministro Poletti fiducioso ha dichiarato: "Ce la faremo".
Le nuove misure del decreto legge adottato come testo base per la riforma lavoro dovrebbero introdurre la mobilità interna obbligatoria, il turn over generazionale, incarichi a termine, la formazione del personale, retribuzioni meritocratiche, e tagli e tetti agli stipendi e ai vitalizi dei dirigenti pubblici, e il pre pensionamento di circa 280 mila dirigenti della pubblica amministrazione.
In merito agli 85 mila esuberi previsti dal ddl lavoro, l'esecutivo ha introdotto la possibilità dei dirigenti senza incarico di trovare un impiego nel settore privato, pur mantenendo la possibilità di rientrare nella PA, in modo da permettere l'ingresso nel mondo del lavoro ai giovani e per e selezionare i migliori manager per la PA.
Per raggiungere l'obiettivo saranno introdotti scatti di carriera meritocratici con ruoli a tempi determinati, e la possibilità della PA di avvalersi di consulenti esterni, in merito il premier Renzi, durante la conferenza stampa che ha tenuto la settimana scorsa a Palazzo Chigi insieme al ministro Marianna Madia, ha dichiarato che per 30 giorni apriranno una tavola rotonda con le associazioni di categoria e i sindacati per ascoltare tutte le proposte e migliorare il dl lavoro.