Il presidente russo Vladimir Putin, ha scritto ai capi di Stato e di governo dei Paesi europei che importano gas russo via Ucraina, che dal primo giugno le forniture per l'Ucraina saranno ridotte ai volumi pagati in anticipo, ma non solo questo, quello su cui si spera è il punto successivo che è una forte apertura al dialogo più che altro.

Nonostante l'ultimatum energetico, Putin si è infatti dichiarato disponibile al dialogo e nella sua lettera ha affermato che la Russia "è ancora aperta a continuare le consultazioni e a lavorare con i Paesi europei per normalizzare la situazione" e spera che "la Commissione europea sarà più attivamente impegnata nel dialogo".

Il mondo conta anche su di lui e nel suo buon senso per calmare le acque più che agitarle, la crisi e i problemi che da tutte le parti del mondo cercano soluzioni prioritarie, distraggono dal problema Ucraina, si spera proprio nel buon senso della Russia e nella pace che sia promossa dallo stesso Putin calmierando gli animi e i filorussi per risolvere definitivamente gli scontri interni.

Il rischio interruzioni del flusso destinato all'Europa di metano è alto, ma più che altro si spera che ritorni finalmente il sereno. Intanto è scaduto l'ultimatum militare di 24 ore lanciato dai filorussi per il ritiro dell'esercito ucraino a Donetsk, la minaccia è l'attacco ai checkpoint in mano a Kiev.

L'operazione militare sarà interrotta nelle regioni del sud-est solo se i miliziani filorussi lasceranno le armi come chiesto dal presidente ucraino ad interim Oleksandr Turcinov.

Gli scontri di questi giorni sono isolati e quotidiani, sia a Sloviansk, dove sono i ribelli, e sia a Kramatorski: c'è chi racconta di 11 vittime e 24 feriti tra le forze ucraine, mentre le milizie locali parlano di un morto e il ministro della difesa ucraino nega l'esistenza di vittime ucraine e parla solo di feriti.

Quindi voci differenti e contrastanti.

Secondo i filorussi, oggi le truppe di Kiev avrebbero ucciso tre civili e ferito tre, vicino Kramatorsk, ci sarebbe stato anche un sequestro a Donetsk del colonnello Iuri Lebed, comandante dell'Ucraina.

A Krasni Luch, miliziani forse filorussi, hanno occupato la sede amministrativa della compagnia carbonifera statale "Donbassantratsit", sette miniere di 9000 dipendenti.

Il tavolo per i dialoghi a Donetsk prima delle presidenziali del 25 maggio diventa di difficile realizzazione. Intanto già si parla di un favorito nell'oligarca Petro Poroshnko, il "re del cioccolato", secondo i sondaggi col 54,7% dei voti, mentre Iulia Timoshenko ha solo meno del 10%, però nelle regioni orientali di Donetsk, Lugansk e Kharkiv, cioè il 22% degli elettori, un elettore su tre non voterà e il 31,5% non sa per chi votare.

L'oligarca Rinat Akhmetov, l'uomo più ricco dell'Ucraina sta provando a realizzare la pacificazione nelle due regioni secessioniste dell'est, in una intervista ha parlato in negativo dell'auto-proclamazione della repubblica popolare di Donetsk e del suo ingresso in Russia, mentre si è detto a favore di una riforma costituzionale con più potere alle regioni.

Si aspetta quindi un intervento di Mosca come pacificatore ufficiale, per placare le tensioni che agitano gli animi dei filorussi, non ci può essere altra soluzione se non la convivenza pacifica in quella zona che ha trovato motivi facili di conflittualità, di cui non sono ben chiare le motivazioni.

Il mondo è pieno di questi tipi di conflittualità, come molte altre zone del mondo dove è comprensibile che ci siano differenti idee e origini, che però di certo non potranno appianarsi con annessioni o scissioni ad o di territori, accontentare entrambe le fazioni degli abitanti che vivono nelle zone interessate dal problema è comunque difficile.