La complessa crisi irachena non può essere spiegata guardando solo gli ultimi avvenimenti. Per capire un problema sociale, occorre farne la storia. Partendo dalla sanguinosa guerra tra Iran e Iraq (1980-1988), si cominciò a vedere una profonda spaccatura tra sciiti e sunniti. Non è un caso infatti, che l'Iran questi giorni abbia dato disponibilità al Presidente iracheno Al Maliki per un intervento militare congiunto contro i ribelli dell'ISIS.

Unitamente a questo fattore se ne aggiunge un altro, e cioè le due precedenti guerre del golfo fra gli USA e l'Iraq. L'occupazione del ricco stato petrolifero del Kuwait da parte dell'Iraq (1990), determinò una reazione militare degli Stati Uniti contro il loro vecchio alleato (gli Usa sostennero l'Iraq nella guerra contro l'Iran).

Tredici anni dopo, venne la seconda guerra del golfo, dove l'invasione anglo-americana fu giustificata con la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. La stragrande maggioranza degli opinionisti criticò aspramente quest'ultima guerra. Ci sono indubbiamente interessi economici legati all'approvvigionamento delle risorse petrolifere, quindi non è solo un problema politico ma anche economico.

Finita la guerra, ci furono numerosi attentati terroristici ai danni di civili. Quella parte della popolazione rimasta esclusa dalla vita politica, mise in atto una vera e propria strategia del terrore. Dal punto di vista politico, la soluzione potrebbe essere un governo di unità nazionale, proprio come suggerito da Obama. Evitare ulteriori bagni di sangue, può essere una buona via di uscita. Rimane tuttavia aperto il discorso delle risorse petrolifere, le quali fanno gola a molti, ISIS compresa. Forse la partita per la pace si giocherà proprio sul petrolio, ancora una volta.