La verità che si cela dietro al Pd di Renzi è molto più complessa di quello che non si vorrebbe far vedere. Il premier si dà da fare, inveisce contra la Ue e le sue richieste esose da un lato mentre sul fronte interno mostra i muscoli e dichiara che sulle riforme non tratta. Renzi vuole creare il partito della nazione ma il rischio è che riesca solo a rompere tutto con pezzi del partito che danno vita ad un vero e proprio scontro che ha nella Leopolda il suo epicentro.
Il pomo della discordia
Scontro in diretta tv tra la Bindi e la Serracchiani.
La prima, parlando della Leopolda di Firenze, definisce la stessa manifestazione imbarazzante. Esprime tutto il suo senso di lontananza rispetto ad una base che ha scelto questa riforma del lavoro più vicina a Confindustria che alla gente. Parlando ai microfoni di Sky Tv chiarisce che se resta tutto così non la voterà.
La replica della Serracchiani
Nel corso della stessa trasmissione risponde Deborah Serracchiani tradendo la profonda lacerazione in corso nel Pd, si dichiara convinta che la Bindi ignori totalmente quello che succede alla manifestazione fiorentina organizzata dal premier. A colpire è la sua definizione di ignorante che tra le righe dà alla compagna di partito.
Le bordate di Civati
Non ci va certo leggero il leader dell'opposizione interna Pippo Civati che ha definito assolutamente gravi le affermazioni di Renzi sulla Cgil, rea di dividere il paese.
Meglio sarebbe stato presenziasse alla Leopolda, il senso del pensiero 'renziano'. A pronunciare il "no, non ci sto" di scalfariana memoria è Pippo Civati che bolla la riforma di Renzi come il sogno inespresso che Berlusconi e Sacconi non riuscirono ad esaudire. Sembra piuttosto di ascoltare la Destra Usa afferma Civati.
Il pretesto
In realtà Renzi vuole governare da assoluto protagonista, sostenuto da Fi e Scelta Civica, attraverso la formazione di un nuovo governo senza la sinistra, consegnando di fatto i lavoratori nelle mani dei capitalisti.
Il Jobs Act è solo un mezzo per un fine diverso, più ambizioso. Ma il risultato è tutt'altro che garantito, come hanno fatto intendere i dissidenti del Pd che nel frattempo si stanno organizzando per una scissione ormai inevitabile. A paventare questo quadro sono stati i vari D'Alema e Bersani che nei giorni scorsi hanno espresso la volontà di non creare un vuoto politico in questo momento, ma hanno anche detto che la pazienza è giunta al limite.