Il decreto legge n.34/2014 (Jobs Act) riguarda una serie di temi, in particolare introduce delle novità riguardo i contratti a tempo determinato e apprendistato. Per quanto riguarda il primo, con il presente decreto viene portato da 12 a 36 mesi la possibilità, per il datore di lavoro, di effettuare un contratto a tempo determinato senza bisogno di fornire nella lettera di assunzione una causale riguardante motivi tecnici o organizzativi dell'azienda che lo spingono ad effettuare questo tipo di contratto. Vi è pero da considerare che viene posto un limite al numero di contratti determinati sottoscrivibili dal datore di lavoro e questo limite è il 20% del numero dei lavoratori assunti a tempo indeterminato.
Violare questa percentuale comporta al datore di lavoro una sanzione amministrativa che dipende dal numero di lavoratori assunti in eccedenza rispetto al predetto limite.
Sono esclusi da questa limitazione quantitativa i contratti a tempo determinato di tipo stagionale, e quelli di lavoratori aventi più di 55 anni di età. Altra novità, il tempo determinato è prorogabile massimo 5 volte nel limite dei 36 mesi sempre a condizione che si riferisca alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto a tempo determinato è stato stipulato. Focalizziamo ora l'attenzione sull'apprendistato: si può sempre ricorrere ad esso nelle modalità previste dalla legge 167/2011 che lo definisce come un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e all'occupazione dei giovani.
Si tratta quindi una forma contrattuale propedeutica, nelle intenzioni, all'assunzione. Viene eliminato il limite per l'assunzione di nuovi apprendisti. Infine un'altra novità riguarda il DURC (documento utile di regolarità contributiva), questo diventerà online, e quindi si potrà consultare online la situazione contributiva dell'impresa.
Questo è un aspetto molto importante per le aziende perché prima la pubblica amministrazione si prendeva circa 15 gg di tempo per fornirli all'azienda stessa.
Intorno a questi punti cardine si sta sviluppando la riforma del lavoro con cui il governo intende trovare il modo per dare una scossa all'economia con una ripresa dell'occupazione.
Tuttavia sono forti i dubbi e le critiche a cui è sottoposto l'esecutivo in questi giorni, soprattutto per quanto riguarda quella parte del decreto che regola i licenziamenti e che nello specifico vuole eliminare l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori che prevede il reintegro per il lavoratore nel caso di licenziamento illegittimo, cioè effettuato senza comunicazione dei motivi da parte del datore di lavoro. Sindacati e associazioni hanno già manifestato più volte la loro disapprovazione, ma il Presidente del Consiglio dice di non avere alcuna intenzione di fare marcia indietro e accusa i sindacati di voler fare del lavoro il campo di uno scontro ideologico agendo sulle spalle dei lavoratori che invece dovrebbero tutelare.
Ognuno di noi farà le sue valutazioni, come è giusto che sia, ma non possiamo non considerare il bisogno che il nostro Paese ha di essere riformato. Qualcuno potrebbe pensare che questa riforma non sia la più urgente, viste anche altre situazioni, basti pensare al grado di corruzione dilagante, alla giustizia e la situazione del maltempo che tanti danni ha provocato in alcune regioni del Nord, ma è pur tempo di iniziare veramente da qualcosa in modo serio, purché ovviamente questo comporti un miglioramento della situazione attuale e non un suo peggioramento.