Cosa succederà questa volta, si chiedevano i più incuriositi, mentre sul bagnasciuga si concedevano una bibita ghiacciata per alleviare l’insopportabile caldo di questi giorni. Cambierà veramente qualcosa oppure la nostra amata Rai rimarrà ad essere guidata da persone che pensano al proprio tornaconto personale, mentre l’azienda da molti anni non fa più investimenti e mostra di essere sempre più lontana da quelle piattaforme (vedi Sky oMediaset) che invece sono in continua evoluzione cercando di ampliare il proprio mercato?
La risposta presto fatta: nel nuovo Consiglio di Amministrazione, eletto pochi giorni fa, solamente un paio di figure hanno avuto una carriera strettamente attinente al mondo della Televisione.
Tra questi sicuramente il più famoso è Carlo Freccero, eletto in quota Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia e Libertà, l’autore televisivo Savonese è stato infatti nel corso degli anni: direttore di Italia 1 e Rai 2, fondatore e direttore di Rai 4, Presidente di Rai Sat, Consulente di Raiuno, Responsabile della Programmazione di France 2 e France 3.
Verrebbe da pensare che è un po’ poco per un' azienda televisiva che ha necessariamente bisogno di rilanciarsi per poter competere sul mercato. Un mercato che negli ultimi anni sta cambiando velocemente, basti pensare alle nuove tecnologie che permettono oggi di vedere la tv in streaming on demand interagendo con smartphones e tablets , in alta definizione o in 3D.
La Rai sotto questo punto di vista è già molto indietro, ed ha bisogno di una linea editoriale che le permetta di investire su queste nuove tecnologie per poter reggere il passo di colossi come Sky o Mediaset, che invece investono molto sia sulla tv generalista sia sulla pay tv. Ogni giorno accendendo la TV ci si rende conto di quanto realmente la televisione pubblica negli ultimi anni non abbia saputo rinnovarsi.
Viene da pensare alla redazione sportiva che proprio non riesce a reggere il passo delle altre e continua da anni a proporre in chiaro i gol del campionato con programmi come Novantesimo minuto o La domenica Sportiva che però sono dei contenitori da rinnovare, non catturano più un bacino di utenza vasto perché nel corso nel tempo non hanno ampliato le proprie piattaforme.
D’accordo, si dirà che la Rai non è una azienda privata e quindi non può avere a disposizione gli stessi budget che hanno a disposizione aziende come Sky, Mediaset o La7, ma siamo proprio sicuri di questo? Sarebbe bello poter vedere quante risorse vengono effettivamente utilizzate per lo sviluppo dell’azienda e quante invece sono sprecate. Bisognerebbe anche indagare su quelli che sono gli stipendi medi di coloro che vi lavorano per capire se sono maggiori o minori di quelli che lavorano in aziende private.
Sarebbe opportuno valutare il numero di persone che effettivamente lavorano in Rai, non considerando le consulenze e quant’altro. Ci auguriamo che il nuovo Cda dia un impulso che permetta alla televisione pubblica di tornare ai fasti di un tempo per poter tornare a trasmettere programmi che siano di qualità, perché è questo che merita questa grande azienda e soprattutto i suoi contribuenti.