Jobs Act: approvato questa sera dalla commissione Lavoro alla Camera, l'emendamento al comma 7 dell'articolo unico del Jobs Act, in base al quale viene esclusa la possibilità di essere reintegrati al proprio posto di lavoro, nel caso di licenziamenti giustificati da motivi economici. Possibilità quindi di licenziare i propri dipendenti, se spinti da ragioni economiche, ma con l'obbligo di "un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità di servizio", come contemplato dall'emendamento. Viene invece garantito il diritto alla riassunzione in caso di licenziamenti giudicati "nulli e discriminatori" e "a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato".
In ogni caso, verrano stabiliti dei termini chiari entro cui il lavoratore potrà opporsi al licenziamento. Quali sono i "licenziamenti disciplinari ritenuti ingiustificati", per cui sarà possibile far valere i propri diritti, sarà chiarito nel decreto legislativo attuativo.
Contrari al provvedimento i rappresentanti di: Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Sel, i quali, dopo aver espresso voto contrario, hanno lasciato l'aula come forma di protesta. Secondo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il Jobs Act non intacca i diritti dei lavoratori, ma va a colpire sindacati, imprese e politici, come apprendiamo dalla sua enews. Matteo Renzi, inoltre, ribadisce l'intenzione di privilegiare la crescita economica rispetto all'austerity, con l'obiettivo finale di invertire la direzione di rotta intrapresa dall'economia italiana negli ultimi anni.
Soddisfatto anche Maurizio Sacconi, secondo cui il provvedimento è stato formulato in maniera corretta. Il prossimo passo ora è enunciare in modo chiaro e sicuro le situazioni in cui sarà possibile richiedere il reintegro al proprio posto di lavoro, in modo da non lasciare spazi di discrezionalità alla magistratura. Secondo Sacconi, in questo modo, i datori di lavoro sarebbero incoraggiati ad assumere i propri dipendenti con contratto a tempo indeterminato.