Il Rapporto 2014 dell'associazione Nessuno tocchi Caino sulla pena di morte nel mondo ha mostrato che 30 sui 37 Paesi che mantengono la pena di morte sono a regime dittatoriale, illiberali o autoritari. In 16 di questi Paesi, nel 2013, sono state compiute almeno 4.046 esecuzioni capitali ovvero il 98,5% del totale complessivo. La Cina, Paese in cui la pena di morte continua teoricamente ad essere considerata un segreto di Stato, è al primo posto nella classifica dei boia del 2013: ha compiuto tremila esecuzioni (come nel 2012), cioè il 74,5% del totale mondiale.

Seguono Iran (687 esecuzioni) e Iraq (172 esecuzioni, quasi tutte per terrorismo, la cifra più alta dall'invasione USA del 2003). In Cina, Iran e Corea del Nord, nel 2013 e fino a giugno del 2014, si sono registrate esecuzioni per reati non violenti o per motivi essenzialmente politici.

Nel Rapporto viene però rilevato che, seppure la Cina sia in testa alla classifica per il numero di esecuzioni compiute nel 2013, l'Iran resta il primatista della pena capitale a livello mondiale considerando il numero di abitanti. In Cina, dal 2007, si registra una diminuzione delle esecuzioni, mentre in Iran il numero risulta il più alto in oltre 15 anni ed è cresciuto dopo l'estate del 2013, con l'elezione di Hassan Rohani, Presidente della Repubblica Islamica (secondo Iran Human Rights sono state giustiziate 870 persone durante il primo anno successivo alle elezioni).

Il metodo più diffuso di esecuzione per le sentenze capitali, nell'ambito dei Paesi a maggioranza musulmana, è l'impiccagione sia per gli uomini che per le donne: è spesso compiuta pubblicamente e a volte anticipata da pene come la fustigazione o l'amputazione degli arti. La decapitazione resta il metodo 'legale' esclusivo - basato sulla Sharia - dell'Arabia Saudita (almeno 71 decapitazioni nel 2013) ma viene compiuta come 'esecuzione extragiudiziaria' anche in Somalia da parte degli estremisti islamici e in Afghanistan dai Talebani.

La pena islamica più terribile e dolorosa resta la lapidazione: dal 1° maggio 2014 il nuovo Codice Penale della Sharia di Brunei Darussalam prevede esecuzioni severe, tra cui la lapidazione per adulterio. Nel mondo vengono tuttora giustiziati minori di 18 anni a dispetto di quanto stabilito sia dal Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici sia dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo.

In Iran sono stati giustiziati 9 minori nel 2013 e altri 11 nel 2014, in Arabia 3 minori nel 2013 e nello stesso anno 1 in Yemen. Nel mese di aprile di quest'anno, sono entrate in vigore nelle Maldive norme che prevedono l'applicazione della pena di morte anche per i minorenni. Se da una parte, ad oggi, sono 161 i Paesi che hanno deciso di abolire la pena di morte e 37 i Paesi che mantengono la pena di morte (rispetto ai 40 del 2012), dall'altra il 2013 ha assistito ad un aumento delle esecuzioni nei Paesi dove ancora esiste la pena capitale. Lo scorso anno sono state giustiziate almeno 4.106 persone rispetto alle 3.967 del 2012 e si concentrano in Iran e Iraq.

Hanno ripristinato e compiuto nuovamente esecuzioni capitali i seguenti Paesi: Bahrein, Sri Lanka, Maldive, Brunei Darussalam, Papua Nuova Guinea e Kazakistan. Gambia e Pakistan non hanno registrato esecuzioni mentre sono riprese in 8 Paesi: nel 2013 in Kuwait, Malesia, Nigeria e Vietnam, nel 2014 in Bielorussia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.