Va via dal Quirinale con l'amarezza di non aver visto ancora accolto il suo solenne appello al Parlamento per la concessione di amnistia e indulto contro il sovraffollamento carceri contenuto nel suo unico messaggio alle Camere dell'8 ottobre 2013. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, infatti, soltanto una volta nei suoi due mandati al Colle ha fatto ricorso al messaggio alle Camere previsto dall'articolo 87 della Costituzione per sollecitare al Parlamento misure straordinarie per la riduzione della popolazione carceraria e il rispetto dei diritti dei detenuti dopo la sentenza "pilota" Torreggiani della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che ha definito "inumane e degradanti" le condizioni di detenzione all'interno degli istituti penitenziari italiani.

Anticipato qualche giorno prima durante un incontro con i detenuti nel carcere di Poggioreale a Napoli, il presidente della Repubblica Napolitano inviò l'8 ottobre del 2013 ai presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica - Laura Boldrini e Pietro Grasso - il messaggio sul sovraffollamento carcerario. "Se mi sono risolto a ricorrere a un messaggio alle Camere - scrisse Giorgio Napolitano - è per porre a voi con la massima determinazione e concretezza una questione scottante, da affrontare in tempi stretti. Le recenti sentenze della Corte europea sulla situazione carceraria rappresentano - scrisse il presidente della Repubblica nel suo unico messaggio alle Camere - una mortificante conferma della perdurante incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena".

"Per rispettare quindi i termini indicati dalla Corte europea - sottolineò il Capo dello Stato che ha affrontato la questione carceraria anche in due colloqui con Papa Francesco - sono necessari rimedi straordinari. La prima misura su cui intendo richiamare l'attenzione del Parlamento - spiegò a deputati e senatori - è l'indulto", aggiungendo poi anche della possibilità di una legge per l'amnistia.

Il messaggio di Napolitano fu subito bocciato da Matteo Renzi - che prima era favorevole ad amnistia e indulto accanto a Marco Pannella - ma che in quel momento era in corsa alle primarie e stava preparando la sua ascesa dalla Leopolda di Firenze ai palazzi del potere di Roma: prima il Nazareno dove ha conquistato la segreteria del Partito democratico che lo ha subito catapultato a Palazzo Chigi alla guida del governo senza passare per il voto.

"Non si può dire 'l'ha detto il Capo dello Stato quindi si fa così punto e basta' - disse Renzi temendo l'impopolarità di misure di amnistia e indulto -. I partiti - aggiunse - se non discutono su questi temi, come quello dell'amnistia, che ci stanno a fare?".

Intanto al Senato della Repubblica, dopo il messaggio di Napolitano, venivano presentati altri due ddl per indulto e amnistia dai senatori Lucio Barani ed Enrico Buemi i quali venivano unificati a quelli presentati dai senatori Luigi Manconi e Luigi Compagna qualche mese prima (subito dopo la sentenza Torreggiani della Corte di Strasburgo). I ddl restano all'ordine del giorno della commissione Giustizia del Senato presieduta da Francesco Palma, la discussione è stata però accantonata per gennaio 2015 in attesa di un possibile testo unificato per amnistia e indulto che dovrebbe essere presentato dai senatori Ciro Falanga (Fi) e Nadia Ginetti (Pd). Sarà infine accolto dal Parlamento l'appello di Napolitano per amnistia e indulto?