Giorgio Napolitano nato a Napoli il 29 giugno 1925, è stato l'undicesimo Presidente della Repubblica Italiana, ma la sua storia politica comincia negli anni quaranta, dove un giovane Napolitano, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza Federico II di Napoli, entrò a far parte del Gruppo Universitario Fascista da lui poi definito un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato.

Non passò molto tempo che nel 1945 Napolitano aderì al Partito Comunista Italiano, di cui diventa subito segretario federale a Napoli e Caserta.

All'interno del partito troverà sempre più spazio e responsabilità entrando nella direzione nazionale del partito a partire dal X Congresso in cui ricopre il ruolo di coordinatore dell'ufficio di segreteria e dell'ufficio politico del PCI.

Negli anni settanta si è occupato principalmente dei problemi della vita culturale del Paese, scrivendo anche il libro "Intervista sul PCI" insieme al noto giornalista britannico Eric Hobsbawm, tenendo anche conferenze di politica internazionale in Gran Bretagna, Germania e negli Stati Uniti dove fu il primo dirigente del Partito Comunista Italiano a ricevere il visto per tenere conferenze ad Aspen e all'Università di Harvard.

Napolitano è stato uno dei principali fautori della corrente di "destra" all'interno del PCI rivolta verso la socialdemocrazia europea con cui si era confrontato durante le conferenze a cui ha partecipato.

La corrente di Napolitano venne definita migliorativa con un accezione puramente dispregiativa, perché mira ad un miglioramento della condizione degli operai senza però modificare i fondamenti del capitalismo.

Nel 1980 divenne il principale esponente dell'opposizione interna a Berlinguer, che criticò durante i suoi interventi pubblici, ma anche sull'Unità riguardo alla direzione data al PCI.

Alla morte di Berlinguer Napolitano fu uno dei principali candidati alla successione ma gli venne preferito Alessandro Natta; divenne quindi Ministro degli Esteri nel governo ombra del PCI, ruolo da cui si dimette all'indomani della trasformazione del PCI in Partito Democratico della Sinistra.

Dopo la carica di Ministro degli Esteri, arriva nel 1992, l'investitura a Presidente della camera durante la legislatura ricordata per "Tangentopoli" in cui si guadagnò alle istituzioni il conforto dell'opinione pubblica, che era in una condizione di particolare sfiducia nei confronti delle pubbliche autorità.

Con il Governo Prodi ,del 1996, divenne il primo ex-comunista a diventare Ministro degli Interni, istituendo i centri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini, dopo la caduta del governo Napolitano continuò la sua attività politica come euro parlamentare ricoprendo anche l'importantissimo ruolo di Presidente della Commissione Affari Costituzionali.

Tutta la sua attività e storia politica portò l'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a nominarlo senatore a vita insieme a Sergio Pininfarina il 23 settembre 2005.

Dopo la nomina a senatore a vita arriva la carica di Presidente della Repubblica il 10 maggio 2006 alla quarta votazione diventando, grazie ai 543 voti, il primo ex dirigente del PCI a salire al Quirinale.

Il suo primo mandato si apre con la vittoria dei mondiali da parte della Nazionale di Calcio, onore che era spettato solo a Sandro Pertini prima di lui, i momenti difficili arrivarono con la prima crisi di governo nel 2008 che costrinse Napolitano allo scioglimento delle camere, anche nel 2011 a seguito di attacchi speculativi sui titoli di stato italiani Napolitano invitò Berlusconi alle dimissioni dando poi mandato all'appena nominato, senatore a vita, Mario Monti di creare un governo tecnico visto con favore sui mercati finanziari.

Il 2 dicembre 2011, in un editoriale, il New York Time attribuisce a Napolitano il soprannome di "Re Giorgio per il suo ruolo nella difesa delle istituzioni democratiche italiane e nella successione del governo Berlusconi a quello Monti.

Il suo primo mandato si chiuse con l'incarico esplorativo dato a Pierluigi Bersani a seguito dei risultati delle elezioni politiche del 2013, esplorazione che non ha avuto un esito positivo portando ad una difficile situazione politica nazionale. Vista questa situazione Napolitano accettò la candidatura per un secondo mandato a Presidente della Repubblica.

Il secondo mandato è contrassegnato dalle nomine presidenziali ai Governi Letta e all'attuale governo Renzi, oltre alle nomine di quattro senatori a vita e tre giudici della Corte Costituzionali.