Si apre con un nulla di fatto, tante ferite e poche idee il difficile cammino che porterà all'approvazione della legge elettorale al Senato. Matteo Renzi nella giornata di ieri ha riunito i suoi. "Questo non è un voto di coscienza. Ne abbiamo discusso, ora dobbiamo essere uniti. Si voti la mia relazione". E in 29 si sono alzati e se ne sono andati. Una frattura sempre più evidente quella che da settimana fa zoppicare PD, governo e Matteo Renzi in primis.
Una legge elettorale, insomma, che passerà con i voti del centrodestra come ribadisce il capo dei dissidenti, il bersaniano Miguel Gotor: "Con i capilista bloccati noi non voteremo l'Italicum.
Vorrà dire che Renzi lo approverà con il voto di Verdini e Berlusconi". Un compromesso necessario, secondo il premier, per far ripartire l'Italia. "L'Italia ha già rallentato troppo e nei campi sbagliati. Dobbiamo accelerare con buona pace di quelli che vorrebbero fare i frenatori: noi andiamo avanti".
E sintetizza così la sua linea all'interno del partito sulla riforma elettorale in esame: "Avremo un vincitore la sera delle elezioni, mandiamo in soffitta le liste bloccate e più della metà eletti con le preferenze ed il resto con i collegi. Non subiremo poteri di veto dei piccoli partiti e governo durerà 5 anni".
Lo scontro con la minoranza del partito è ormai aperto e inevitabile per un Matteo Renzi che sembra, oggi più che mai, incapace di far ripartire non solo l'Italia ma tutta la sua squadra.
Il suo "Vogliono pugnalarmi alle spalle" risulta lampante. Qualche pugnalata, si sa, per cambiare le cose è sempre stata necessaria nella storia. Nel PD, però, sono convinti che le pugnalate le stia tirando Renzi alla Costituzione stessa. "Se oggi il capo del governo per difendere il patto con la destra sceglie la via di un parlamento composto in larga misura di nominati - dichiara l'ormai storico dissidente Gianni Cuperlo - si colpisce alla base quel principio della rappresentanza che la riforma vorrebbe rigenerare".
PD o no Renzi è deciso di andare fino in fondo come ha dimostrato il suo incontro con Berlusconi, a una anno dal patto del Nazareno. Un ora per decidere i prossimi passi dell'Italia. Costi quel che costi.
Se riformare e cambiare le cose crea malumori e "gufi" Renzi sta sicuramente andando nella direzione giusta. Ma a conti fatti Renzi si ritrova con un partito spaccato, un parlamento spaccato e un Paese spaccato. In democrazia "non si caccia la minoranza, ma dopo il confronto si decide di fare insieme le cose". Parole di Renzi. "Scegliete la mia linea". Parole di Renzi. Ormai appare evidente, l'Italia è a un bivio. Un bivio senza alternative. Renzi l'ha capito e i compromessi sono necessari. Resta da capire quanto resisterà questo governo a furia di compromessi. Resta da capire quanto Renzi riuscirà ancora ad affascinare la maggioranza del PD. Resta da capire, forse prima di tutto, quanto gli italiani siano ancora disposti a crederci. O se non abbiano, invece, già deciso di svegliarsi una mattina, prendere i loro coltelli in mano e andare dritti a Roma a "pugnalare" (questa volta non alle spalle) Matteo Renzi, il premier del cambiamento.