In attesa di un ritorno alla pace nel Donbass, Merkel e Hollande mediano durante i negoziati in Ucraina mentre Putin e Poroshenko si stringono la mano
E' da mercoledì sera che proseguono i negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Alle 10 di stamattina il leader russo Vladimir Putin, tanto teso da spezzare una penna mentre discute con il premier separatista ucraino Petro Poroshenko, decide: "cessate il fuoco dal 15 febbraio". Ma in realtà non si è ancora arrivati ad un vero accordo. Quella penna spezzata è il simbolo di una trattativa non ancora firmata.
Secondo le indiscrezioni di membri della delegazione (non è chiaro esattamente quali) gli ostacoli alla conclusione del conflitto in Ucraina, cominciato il 6 aprile 2014, sono due. Primo fra tutti la demarcazione della linea del fronte: finché Kiev rifiuterà di cedere la zona di Debalstevo, ritirando quindi le migliaia di soldati accerchiati dai ribelli, non si troverà un accordo. Poi c'è l'ancora più importante problema dell'autonomia. Ci si chiede quale sarà lo status delle regioni separatiste. Mentre Putin e Poroshenko, con i loro "volti tesissimi", come riportano i cronisti presenti al vertice, non riescono a decidere quanta autonomia concedere alle repubbliche popolari di Donetsk, Kharkiv e Luhansk.
Le parole "quanta autonomia" sono già un dato positivo: secondo i capi di stato tedesco e francese, la pace dovrà passare proprio per l'autonomia dell'Ucraina dell'Est, cosa che prima del 9 febbraio (giorno della teleconferenza di Merkel-Hollande con Putin-Poroshenko) non era stata presa in considerazione.
Christine Lagarde aiuta l'Ucraina con 40 mld
Nel frattempo Christine Lagarde, che siede sul gradino più alto del Fondo Monetario Internazionale, ha deciso di dare all'Ucraina un generoso aiuto: 40 miliardi di dollari in 4 anni per risollevarla dalla crisi, in particolare quella che coinvolge l'Est del paese.
I contributi arriveranno da due canali: l'Unione Europea e i singoli Stati Membri. Ma questi 40 miliardi aiuteranno il quartetto Normandia a firmare una trattativa?
Trattativa che finora è nebulosa. Pare che sia stato trovata la bozza del documento di accordo dal titolo "Un pacchetto di misure per l'attuazione degli accordi di Minsk".
Datato 12 febbraio 2015, ore 5:30, il piano si suddividerebbe in 13 punti e porterebbe alla conclusione del conflitto in Ucraina che tra poco compirebbe il suo primo anno. Ma si spera che non ci arrivi. È proprio in questa bozza, redatta in lingua inglese, che compare la decisione del cessate il fuoco. Ma mancano le firme degli addetti ai lavori.
Quindi i negoziati continuano. La fine non è ancora arrivata. Dopo una colazione tutti insieme, i leader tedesco, francese, russo e ucraino hanno ricominciato i dialoghi, che si alternano come le pedine di una partita a scacchi. Ogni incontro ha brevissima durata, pochi minuti, e nessuno porta ad un accordo definitivo.
Per cercare di arrivare ad una soluzione è intervenuto anche Hedi Tagliavini, rappresentante dell'Osce.
Senza troppa fortuna però. E' quanto riporta Ria Novosti, l'agenzia di informazione russa. In Donbass, tra un attacco e l'altro, si attende con trepidazione la pace. L'aspettativa è quella di una dichiarazione finale congiunta, non di un fuoco di paglia come quello di settembre, quando sembrava che si fosse arrivati ad un accordo di pace dopo il vertice Nato in Galles. E la speranza è l'ultima a morire.