In una conferenza stampa congiunta a Berlino il premier greco Alexis Tsipras e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno mostrato una quasi inattesa unità di intenti, ribadendo che occorre lavorare insieme, favorire il dialogo, parlarsi. E lo hanno fatto sfoderando sorrisi.
La Merkel ha anche detto che occorre "ammettere che nel corso degli ultimi cinque anni il salvataggio della Grecia non è stato una storia di successo", ed ha ribadito che i tedeschi e gli europei vogliono che Atene sia un Paese "forte economicamente, che cresca", e che abbatta la sua drammatica disoccupazione.
Ma la signora Merkel ha anche chiarito che l'incontro di ieri non era dedicato ai dettagli del piano di aiuti alla Grecia (anche se pare che Tsipras gli abbia anticipato qualche proposta in una lettera). Si tratta infatti - ha detto Merkel - di una materia di cui è responsabile l'Eurogruppo, insieme a quelle Istituzioni internazionali che un tempo si chiamavano Troika, e che sono sempre le stesse: Banca centrale europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea. Sono loro che dovranno valutare le riforme di Atene, e "non sarà il governo tedesco a decidere se le riforme greche passano l'esame", ha detto Merkel.
Tsipras: i greci non sono tutti fannulloni
Tsipras dal canto suo ha chiesto ai tedeschi - parlando ai giornalisti in conferenza stampa - di respingere stereotipi come quelli che rappresentano il suo popolo come "fatto di fannulloni", allo stesso modo in cui sono da respingere altri stereotipi diffusi in altre parti d'Europa - a partire da Atene - secondo i quali "i tedeschi sono responsabili della crisi".
E' meglio parlarsi l'uno l'altro che parlare l'uno dell'altro, ha detto Tsipras.
Tuttavia il premier greco non ha mancato di fare di nuovo riferimento al tema dei danni di guerra da parte della Germania nazista. Tema che la Merkel ha definito "chiuso dal punto di vista giuridico e politico".
Triplicato il rischio default
Se dunque tutti leggono la conferenza stampa di ieri come un segnale di distensione, resta aperto il nodo della questione: ieri Moody's ha diffuso uno studio in cui si considera triplicata rispetto all'inizio del 2015 la possibilità di un default di Atene.
Il calcolo è fondato sui credit default swap, i contratti di protezione dal rischio di default, strumenti finanziari che sono schizzati alle stelle. E sembra essere questo anche il pensiero dei tedeschi: secondo un recente sondaggio della rete tv Zdf il 52 per cento è favorevole all'uscita della Grecia dalla zona euro.
Il governo greco deve presentare a Bruxelles un elenco di riforme che rendano credibile una inversione di marcia nella spesa pubblica, riforme che convincano chi deve dare il via libera al piano di aiuti.
Oltre ad un ulteriore inasprimento delle misure contro l'evasione fiscale e l'esportazione all'estero di valuta, Atene starebbe pensando ad un innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni e ad un aumento dell'Iva in alcuni settori: le isole de turismo, i tabacchi, l'alcool.
Proposte che di certo non piaceranno agli elettori di Syriza.