A Palazzo Chigi si respira un'aria pesante. Ai già tanti problemi che il Governo Renzi deve affrontare, si è aggiunta la sentenza della Corte Costituzionale n. 81/2015, riguardante la Regione Abruzzo, depositata il 15 maggio scorso e notificata già al Governo, che potrebbe, tuttavia, divenire precedente giurisprudenziale e sancire la nullità delle elezioni regionali in Calabria, tenutesi il 23 Novembre scorso e vinte quasi "plebiscitariamente" (con un tasso di astensione elevatissimo, ndr) da Mario Oliverio, ex presidente della Provincia di Cosenza ed esponente Pd.

Secondo la Consulta, anche la legge elettorale calabrese, adottata alle ultime elezioni e che clamorosamente ha lasciato fuori dal Consiglio regionale il "miglior perdente", ossia Wanda Ferro, leader della coalizione di Cdx, fu promulgata da un Consiglio regionale "in prorogatio" e, dunque, sprovvisto di quei poteri straordinari sanciti dall'art. 123 della Costituzione. La Corte, esaminando analoghe questioni, relative a leggi della Regione Abruzzo approvate dal Consiglio regionale nel medesimo periodo di "prorogatio", ha ribadito il proprio costante orientamento: 'In questa fase, i Consigli regionali dispongono di poteri attenuati, confacenti alla loro situazione di organi in scadenza; pertanto, in mancanza di esplicite indicazioni contenute negli statuti, devono limitarsi al solo esercizio delle attribuzioni relative ad atti necessari e urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili.

Essi, inoltre, devono comunque astenersi, al fine di assicurare una competizione libera e trasparente, da ogni intervento legislativo che possa essere interpretato come una forma di captatio benevolentiae nei confronti degli elettori' (cortecostituzionale.it).

Sarebbe questo un duro colpo per il PD in Calabria, che a distanza di 6 mesi si trova ancora con una giunta regionale incompleta e travolto da una scia di polemiche a seguito delle dimissioni da assessore regionale dell'ex ministro Maria Carmela Lanzetta dovute alla presenza in Giunta di Nino De Gaetano, delegato dal presidente Oliverio alle "Infrastrutture e Trasporti" su cui pende un fastidioso chiacchiericcio dovuto al rinvenimento da parte della Polizia di alcuni suoi santini elettorali per le elezioni regionali del 2010 nel covo di un boss di Reggio Calabria.

De Gaetano, che -precisiamo- non è indagato, si trova a guidare uno dei settori più delicati della Regione Calabria, che figura impietosamente all'ultimo posto tra le regioni più povere d'Italia con un livello di disoccupazione elevatissimo. La scure della Corte Costituzionale, ove si abbattesse sul Governo di Oliverio, porterebbe di nuovo quindi i calabresi ad essere artefici del loro destino e a ritornare alle urne per due volte in meno di un anno.

Per la "felicità" del Premier Renzi, che con Mario Oliverio era riuscito a "strappare" alla Destra una roccaforte come la Calabria, guidata dal 2010 da Giuseppe Scopelliti, ex An e PdL, ma che è ora già a lavoro con l'Ufficio legislativo di Palazzo Chigi per capire la portata della sentenza della Consulta e le eventuali conseguenze sul governo calabrese.