Nella giornata di ieri, tutto il mondo della Scuola è sceso in piazza per protestare contro il disegno di legge 'La Buona Scuola' in fase di approvazione in Parlamento, secondo quanto riportato dal sito pensionioggi.it. Diversi i provvedimenti contestati da insegnanti e sindacati: la mancata assunzione di tutti i precari, nessuna norma nei confronti degli Ata, norme a favore dei presidi manager, ecc. Ricordiamo che lo sciopero del 5 maggio è stato organizzato dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals.
La commissione cerca di velocizzare attraverso modifiche sostanziali
Queste forze sindacali puntano il dito contro il ddl in discussione definendolo 'una proposta di legge che non ascolta la scuola reale'. Nel frattempo, la commissione Cultura alla Camera cerca di velocizzare sulla discussione dei vari articoli con modifiche anche sostanziali rispetto a quanto prevedeva il testo inizialmente, come ad esempio nel caso dei cosiddetti 'poteri dei presidi'.
La parte critica è l'assunzione dei 100mila precari
La parte critica della riforma della scuola, però, il piano di assunzione degli oltre 100mila insegnanti precari, vincitori del concorso del 2012 e quelli iscritti al Gae (Graduatorie ad Esaurimento).
Da queste assunzioni sono stati esclusi gli idonei all'ultimo concorso effettuato, gli abilitati al Tfa e quelli inseriti nelle graduatorie d'Istituto di II fascia (gli insegnanti per le supplenze, per intenderci); senza altre modifiche questi docenti rischiano di rimanere senza lavoro, proprio perché il governo Renzi ha intenzione di eliminare definitivamente i contratti a termine.
Gli insegnanti precari hanno il contratto bloccato da 7 anni
Quest'ultima decisione ha provocato 'una levata di scudi' da parte dei sindacati e di tutti gli insegnanti precari, i quali hanno il contratto bloccato da 7 anni. Dalle ultime notizie, sembrerebbe che l'Esecutivo potrebbe consentire a questi docenti già abilitati la partecipazione al prossimo concorso del 2016 attraverso un canale preferenziale, in modo da riconoscere loro un punteggio aggiuntivo che tenga in considerazione la loro professionalità.
Contestata la norma che prevede più poteri ai presidi
Altro punto focale della riforma è il tanto contestato provvedimento che riconosce più poteri ai presidi. Relativamente a questa norma , il governo avrebbe intenzione di dare ai presidi la facoltà di chiamare i docenti da impiegare nel proprio Istituto attraverso la scelta effettuata su appositi albi territoriali. Ma, oltre a questo, i dirigenti scolastici avrebbero la possibilità di valutare gli insegnanti tramite effetti economici, anche sulla loro carriera; questo potere, però, nell'esame del testo in commissione potrebbe essere ridimensionato con l'inserimento nel ddl di una norma che preveda l'intervento del Collegio dei Docenti.
In merito a questo provvedimento, i sindacati hanno più volte ribadito che 'la scuola ha bisogno di collegialità e non di una sola persona al comando. I super poteri ai presidi stravolgono i principi di un'autonomia che ha bisogno di condivisione e pluralismo culturale'.