Il governo è ora meno sicuro dopo la notizia che ben 25 senatori hanno manifestato contrarietà all'abolizione del senato elettivo. La riforma più ambita dall'esecutivo potrebbe avere un coda referendaria perché se i due terzi delle camere non la approvano allora diviene possibile il ricorso all'esercizio referendario. In un articolo apparso su il Giornale si fa riferimento ad un documento che i 25 senatori avrebbero redatto incentrato sulla conferma del senato elettivo. L'iniziativa porta la firma di Gotor, Chiti e Maria Grazia Chiatti, ai quali si aggiungono adesso anche i 'bersaniani'.
Ufficialmente cominciata la stagione del 'malpancismo' che potrebbe decretare la fine del governo Renzi che cadrebbe sulla riforma del titolo V.
Torna in discussione l'articolo 2 sull'elettività
Il patto si rompe per via del premio di maggioranza che viene attribuito al partito e non più alla coalizione. E' Gotor a riferire che è stata l'approvazione della nuova versione dell'Italicum a generare il cambio di rotta nell'area 'bersaniana.' In questo modo servono dei contrappesi, scrive Il Giornale riportando le dichiarazioni di Gotor, che possono essere rappresentati da un "Senato delle garanzie" come aveva già proposto Vannino Chiti in prima lettura. A questo punto la palla passa ora a Pietro Grasso chiamato a decidere la riapertura dell'articolo 2 sull'elettività.
L'esito della votazione appare alquanto incerto. Altra grana in arrivo per un Matteo Renzi schiacciato tra Grexit e debito pubblico record.
Le opposizioni
Renato Brunetta di Forza Italia è il primo a commentare questo cambiamento sottolineando che dopo il voto contrario del suo partito adesso Renzi non può più godere della maggioranza per far passare la riforma costituzionale.
Ma i guai per il premier non sono finiti qui perché le cose si mettono male anche in Commissione Affari costituzionali al Senato. La discussione che inizierà martedì vedrà un rapporto di forze capovolto con una situazione in cui maggioranza e opposizione pareggiano i conti (14 a 14). Proseguono le grandi manovre delle opposizioni e non si escludono colpi di scena a questo punto.