Nuovo approfondimento sui Sondaggi politici aggiornati ad oggi lunedì 26 ottobre, che vedono il Pd resistere al ritorno del Movimento 5 Stelle. Gli ultimi dati sono quelli dell'istituto Ixè, che fotografa a fine ottobre una situazione politica sostanzialmente invariata rispetto ai giorni scorsi, con il governo e Renzi che, nonostante le non positive novità sulla riforma pensioni, continuano a risalire la china, mentre il rilancio di Forza Italia appare ad oggi ancora un discorso prematuro.

Sondaggi, Pd e Movimento 5 Stelle avanti tutta

Sia il Partito democratico che il Movimento 5 Stelle hanno il segno + negli ultimi sondaggi Ixè (qui le percentuali del sondaggio Datamedia).

Entrambe le forze politiche salgono dello 0,5 percento, mezzo punto percentuale che rappresenta il rialzo più significativo di questa settimana tra tutti i rimanenti partiti italiani. In ripresa anche la Lega Nord, che fa segnare un più che discreto +0,4 percento, riportandosi vicina al 15 percento (14,7%), mentre Forza Italia continua a non decollare, tornando al 9,2% e facendo registrare un meno 0,2 percento. Renzi dunque può sorridere, perché il suo partito resta di gran lunga il più 'votato' nei sondaggi, con un vantaggio di 8 punti percentuali rispetto al M5S. Uno dei prossimi terreni di scontro tra Pd e Movimento 5 Stelle saranno le elezioni comunali di Roma 2016, sebbene il Centrosinistra, reduce dall'esperienza Marino, sembra non avere grandi chances di poter riacquistare la fiducia dei cittadini romani, i quali sembrerebbero indirizzati più al cambiamento.

Pd, il caso Marino

Dimissioni sì, dimissioni no, il giorno del giudizio - 2 novembre ndr - per Marino si avvicina. Per il Pd l'esperienza Marino è chiusa, non invece per il primo cittadino di Roma, protagonista di una domenica per certi tratti storica. Il sindaco della capitale ha promesso ai suoi sostenitori di ripensarci, aggiungendo che non deluderà chi è sceso in piazza domenica mattina per chiedergli di ritirare le dimissioni.

Qualora le ritirasse, diventerebbe obbligatorio il passaggio in Aula Giulio Cesare. Per sfiduciare il primo cittadino di Roma occorrono 25 voti. E qui sorge il primo problema per il Pd: i consiglieri dem sono complessivamente 19. Evidentemente le altre 6 firme sono da ricercare altrove. Un assist, più o meno volontario, lo offre lo stesso Vendola, che non ha chiuso la porta in faccia a Marino, ma anzi ha detto di essere in attesa di ascoltare le parole del sindaco al Consiglio comunale riguardo la questione scontrini.