L’apostolo di Cristo fin dal suo insediamento, ufficializzato con bonario ‘buonasera’, ha dato un segno al suo mandato: discontinuità. La stessa strategia è stata trasferita anche alle finanze, ma tra falchi e colombe non c’è più differenza. Tutti sono lesti al boicottaggio e dopo l’ultimo Vatileaks viene più che mai da rivolgere il detto: adesso ‘pecunia olet’. Il papa ha tentato più volte il commissariamento delle finanze ma la grana maggiore resta lo Ior.
I falliti tentativi sulla riforma finanziaria
Primo: Papa Francesco deve diffidare anche dei suoi conclamati sostenitori.
Non avere accoliti di provata fedeltà gli ha impedito di riformare davvero la finanza, tanto più che la legislazione che per ora è stata depositata è molto lacunosa. Appena dopo il suo insediamento ha riunito un corteggio di nove cardinali da preporre alla risistemazione delle finanze. A capo della commissione vengono posti due porporati di spicco: il conservatore Georg Pelle e il detto progressista Reinhard Marx. Sono prove di un dialogo tra posizioni antitetiche che si sarebbero palesate nel corso dell’ultimo sinodo. I due si creano una rete di appoggio intorno senza mai venire a capo di nessuna riforma, perché gli schemi di gioco si stravolgono ogni volta, tanto che nessuno sa mai su chi contare.
E il sabotaggio non avviene solo con il nulla di fatto, ma anche attraverso proposte per scavalcare il pontefice, come la proposta di creare una Sivac in Lussemburgo. Proposta subito stralciata dal papa. Tutto questo macellare resta occultato spostando i fari sulle questioni dottrinarie. Non si può emergere contro un pontefice che ha un consenso che visto la materia si può dire ‘ecumenico’ tra il popolo.
Dall’altra parte la Curia non lo segue. Però appunto,pecunia olet e Pell alla fine si lascia andare: ‘ci sono soldi fuori bilancio ’. Cala il sospetto dei fondi neri, così Pell cerca l’alleanza con l’Authority di controllo dei flussi finanziari ma viene interdetto. È noto però che la vera traccia nera è lo Ior.
Ior: finanza abusiva
Un’inchiesta della procura di Roma ha scoperchiato il sistema Ior e ora l’accusa che pende sull’Istituto Opere religiose è di illecita attività bancaria e finanziaria. Al primo punto c’è l’abuso nella raccolta dei depositi dei laici, ma soprattutto è in subodore l’ipotesi di riciclaggio. Come? Il meccanismo è il seguente: la confusione dei versamenti di terzi e enti istituzionali tra le riserve dello Ior, per cui non è più identificabile l’origine di questo denaro. Non si può sapere se questi soldi vengano da illeciti, come riciclaggio ed elusione fiscale. Successivamente queste provviste vengono smistate su conti correnti esteri, soprattutto Deutsche Bank e JP Morgan, attraverso bonifici. Ecco che i soldi spariscono definitivamente.Ce la farà Francesco a cacciare i finanzieri dal tempio?