Il governo si ricorda dell'esistenza della ricerca italiana. Sembrerebbe infatti imminente l'avvio di un provvedimento con nuovi finanziamenti che dovrebbero dare un po' di respiro ad un settore fortemente in declinoda anni.

La nuova legge delega dovrebbe permettere al governo di riformare le regole e la struttura del sistema di ricerca, per valorizzarlo, semplificarlo e ridare uno slancio in più alla competitività. A questo si aggiungerebbero i due miliardi di euro ''spalmati'' fino al 2017 per rifinanziare il settore contenuti nel nuovoProgramma Nazionale della Ricerca.

Le nuove misure dovrebbero riguardare anche il Meridione, la riqualificazione delle infrastrutture e nuove forme di partnership sia con il pubblico che con il privato.

Le risorse del piano Juncker

Il ministro Gianninisottolinea che non saranno solo questi gli interventi a disposizione. Oltre a queste misure messe in campo, sarà possibile attingere anche alle risorse previste dal ‘’Piano Juncker’’. Con i finanziamenti europei si potranno finanziare iprogetti destinati al potenziamento delle infrastrutture con il coinvolgimento di soggetti privati.

Il declino della ricerca

A contribuire all'affossamento della ricerca sono stati diversi fattori: uno è sicuramente la scarsità delle risorse, ci sono poi gli intoppi della burocrazia e la conseguente fuga dei cervelli; il vasto capitale umano dovrebbe essere invece motivo di vanto per l'Italia ma non trova riconoscimento o valorizzazione.

Così molti ricercatori si spostano all'estero.

Diminuiscono gli studenti delle università

Ma c'è anche chi non diventa nemmeno ricercatore. E' quello che succede a molti studenti che lasciano il corso di laurea e cambiano indirizzo, oppure non si iscrivono proprio. Negli ultimi 10 anni, il numero di studenti è calato di 70 mila unità.

Con la conseguente diminuzione dei docenti, calati del 10% in 5 anni.

Per la ricerca in Italia solo l'1,29 percento del Pil

Intanto parlanoidati. In Italia l'investimento sullaricerca è fermoall'1,29 percento del Pil, ancora lontano dalla media europea del 2 percento.Proprio nell’ambito delle strategie europee del 2020, il nostro Paese aveva fissato il target d’investimenti in queste attività all’1,53 percento. Un obiettivo che. nonostante i nuovi impegni, rimane però ancora lontano.